“Inferis”, testimoni in appello: giudici sentiranno anche il collaboratore Cascino

 
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Gela. Due anni fa, al termine del giudizio di primo grado, vennero considerati vicini al gruppo di mafia degli Alfieri, con condanne a cinque anni e sei mesi di reclusione, ciascuno. Per Francesco D’Amico e per l’ambulante Rosario Consiglio, in appello, si riapre l’istruttoria. Furono coinvolti nel blitz antimafia “Inferis”. I giudici nisseni hanno deciso di dar seguito a quanto richiesto dalle difese. Consiglio è rappresentato dall’avvocato Salvo Macrì, mentre D’Amico dal legale Nicoletta Cauchi. I giudici di secondo grado acquisiranno una sentenza, che dispose l’assoluzione di tre minorenni, all’epoca accusati del tentato omicidio del padre di un collaboratore di giustizia, Emanuele Cascino. Inoltre, come chiesto nei ricorsi difensivi, saranno sentiti altri testimoni, compreso lo stesso Cascino. Fu il collaboratore di giustizia a raccontare i retroscena del gruppo capeggiato da Peppe Alferi, attualmente detenuto sotto regime di 41 bis. Le sue rivelazioni furono alla base dell’inchiesta. Rese dichiarazioni anche sui due imputati, che invece hanno sempre respinto l’accusa di far parte di un gruppo di mafia e di aver girato per le estorsioni. La difesa di Consiglio, che ha sostenuto la necessità di riaprire l’istruttoria in appello, già in primo grado ha più volte spiegato che l’ambulante sarebbe stato vittima delle cosche, con diversi danneggiamenti, che puntarono alla sua attività commerciale.

Anche la difesa di D’Amico ha escluso l’eventuale contiguità al clan. La scorsa settimana, per la posizione di Consiglio, i giudici della Corte d’appello hanno deciso il dissequestro anche dell’ultimo immobile, ancora sotto misura. In aula, per il procedimento legato all’indagine “Inferis”, si tornerà a febbraio.

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