Informazione nel mirino, sabotaggi e avvertimenti per Rete Chiara e Canale 10

 
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Gela. Anche il mondo dell’informazione finisce nel mirino dei malviventi. Nel caso specifico le due emittenti televisive locali, Canale 10 e Rete Chiara.

Quest’ultima ha sicuramente subito l’episodio più grave, ovvero l’interruzione del cavo di collegamento fra il trasmettitore e i pannelli del traliccio antenna che si trova collocato al Monte Arcibessi, nel territorio di Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa. Mani ignote hanno «strappato» il cavo, provocando ovviamente l’interruzione della trasmissione in digitale. Il proprietario della giovane emittente, Attilio Vindigni, ha dichiarato ai carabinieri di non avere mai ricevuto minacce. Il danno è stato riparato e le trasmissioni sono riprese ieri mattina poco prima di mezzogiorno. «Non so spiegarmi il perchè del gesto – ha detto Attilio Vindigni – posso solo aggiungere che solo mani esperte potevano sapere quale cavo staccare da quel traliccio. Siamo una realtà giovane che sta operando con grande passione e trasparenza. Non so perchè ed a chi possiamo stare fastidio».

Da un episodio all’altro. «Licata Nuova Tv», emittente che fa capo al gruppo «Canale 10» di Gela, si è rivolta ai carabinieri denunciando un episodio che è stato interpretato come un gesto intimidatorio.Ieri mattina, all’arrivo in redazione, in via Rosario Livatino, tecnici e giornalisti hanno trovato due stelle di Natale in una cassetta di plastica, lasciata davanti al portone, e altre due infilate nella targa murale dell’emittente. Non è la prima volta che l’emittente televisiva si trova al centro di intimidazioni. Era già accaduto lo scorso 2 novembre: in quell’occasione furono distrutti il citofono dell’edificio e il vetro di una delle auto di servizio. Nell’agosto del 2008 vittima di un’altra intimidazione fu l’amministratore delegato di Licata Nuova Tv, Assunta Bonfirraro. «Sono episodi che si commentano da soli –ha detto il direttore di Canale 10 Giuseppe D’Onchia – Non saranno dei codardi che si muovono nell’ombra a fermare la nostra libera informazione».  

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