“Inizialmente amianto non era visto come un pericolo”, operai malati: testimoni in aula

 
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Gela. La presenza dell’amianto tra gli impianti della fabbrica Eni è stata appurata, non solo dagli esperti ma anche dagli stessi manager della multinazionale. Fibre killer che secondo i pm della procura avrebbero causato decessi e gravi patologie che hanno colpito tanti lavoratori, impegnati nello stabilimento di contrada Piana del Signore. Alcuni di loro sono parti civili nel procedimento che si sta tenendo contro ex vertici della raffineria e tecnici dell’azienda. Non avrebbero adottato le misure necessarie per evitare l’esposizione degli operai, costantemente a contatto diretto con l’amianto. In aula, davanti al giudice Marica Marino, hanno testimoniato diversi operatori e responsabili Eni e di altre società del gruppo, soprattutto addetti ai controlli e alla formazione. “Negli anni ’70 – ha spiegato uno di loro – l’amianto non era visto come un pericolo. Era nei capannoni, come eternit, ma anche nelle tubazioni. Non appena entrò in vigore la normativa in materia, iniziarono i censimenti sulla presenza di amianto nelle aree della fabbrica e negli impianti”. E’ stato analizzato un lungo lasso di tempo e i testimoni hanno risposto alle domande del pm Sonia Tramontana, a quelle dei legali degli imputati e di uno dei difensori delle parti civili, l’avvocato Davide Ancona che assiste operai dell’indotto che oggi si trovano a fare i conti con malattie asbesto correlate.

La linea di riferimento tra accusa e difesa è completamente agli opposti. Secondo i pm, in raffineria non si sarebbe fatto tutto quello che era previsto dai protocolli di legge per impedire l’esposizione degli operai, oggi malati. I legali degli imputati, invece, hanno sempre confermato il massimo rispetto della disciplina. “I lavoratori che non si munivano dei dispositivi di sicurezza venivano richiamati e sanzionati – ha detto uno dei testimoni – non ricordo casi di licenziamento”. A processo, sono Armando Grassi, Giancarlo Barbieri, Alfonso Valerio, Alessandro Colnaghi, Francesco Mauro, Salvatore Verniccio, Rocco Ardore, Antonio Catanzariti, Gregorio Mirone, Giancarlo Fastame, Giorgio Clarizia, Giuseppe Farina, Vito Milano, Salvatore Vitale, Giovanni Calatabiano, Giuseppe Genitori, Giorgio Daumiller e Arturo Borntragger. I lavoratori malati sono assistiti dagli avvocati Davide Ancona, Claudia Caizza ed Ezio Bonanni. Uno dei capi di imputazione è stato dichiarato prescritto.

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