“Intercettati colloqui tra Rinzivillo e fratelli”, in aula parla anche collaboratore

 
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Gela. Gli investigatori che hanno condotto per almeno due anni l’indagine “Extra fines” ma anche il collaboratore di giustizia Emanuele Terlati, hanno ricostruito diversi aspetti dello sviluppo criminale del clan, guidato dai fratelli Rinzivillo. Sono stati sentiti nel corso dell’udienza del giudizio, scaturito proprio dall’inchiesta “Extra fines”. I militari del Gico della guardia di finanza di Roma hanno scandagliato diversi settori economici che il boss sessantenne Salvatore Rinzivillo e i suoi presunti fiancheggiatori avrebbero tentato di sondare. Dall’avvio di attività commerciali all’acquisto di automobili, ma anche il settore della droga, con contatti con la famiglia calabrese degli Strangio. Ci sarebbe stato un forte interesse anche per il commercio ittico all’ingrosso. Un punto di riferimento territoriale sarebbe stato in Germania, dove avrebbero operato fiduciari di Rinzivillo. I finanzieri, dopo la scarcerazione di quello che viene considerato il nuovo capo della famiglia, iniziarono ad intercettare i colloqui in carcere che il sessantenne aveva con i fratelli ergastolani Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo. Da quanto emerso, sarebbero serviti ad informare i detenuti e ad organizzare nuove strategie, non solo sul territorio gelese. Ci sarebbe stata l’intenzione di investire in edilizia in Germania. I contatti con esponenti delle forze dell’ordine, anche attivi per conto dei servizi segreti interni, avrebbero consentito agli inquirenti di arrivare a presunti tentativi di corruzione, per ottenere una più facile movimentazione di denaro e avere le spalle coperte per i traffici illeciti. In base alle accuse, tra gli affiliati più vicini a Rinzivillo c’era Ivano Martorana, presunto collegamento con la Germania. Un imprenditore, già condannato in primo grado in un altro filone del procedimento penale (assistito dal legale Giovanni Lomonaco), è stato sentito e ha ricostruito i rapporti con Umberto Bongiorno (difeso dall’avvocato Boris Pastorello). Ha parlato di un possibile tentativo di estorsione ai suoi danni, nel quale sarebbe stato coinvolto Bongiorno.

Fatti emersi solo da queste dichiarazioni, mentre la difesa ha spiegato che l’imputato si sarebbe limitato a svolgere la propria attività di pasticciere, già titolare di un bar in città. L’avvocato Riccardo Balsamo, in rappresentanza di Rosario Cattuto, ha chiesto al testimone particolari su alcuni contatti tra i due. Sentito in videocollegamento, il teste ha escluso che Cattuto abbia imposto l’estorsione ad un cittadino romeno, ma si sarebbe messo a disposizione per recuperare soldi che spettavano all’imprenditore. Somme che comunque Cattuto non sarebbe riuscito a recuperare. Il collaboratore Terlati, invece, tra le altre cose, ha parlato di un omicidio che Salvatore Rinzivillo avrebbe commissionato, consegnando una pistola. L’obiettivo scelto, dal racconto di Terlati, doveva essere ucciso, sparandogli ai testicoli. L’agguato saltò. Il dibattimento si tiene davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Francesca Pulvirenti). Sono imputati Antonio Rinzivillo, Crocifisso Rinzivillo, Umberto Bongiorno, Emanuele Catania, Rosario Cattuto, Angelo Giannone, Carmelo Giannone, Giuseppe Licata, Francesco Maiale, Antonio Maranto, Antonio Passaro, Luigi Rinzivillo, Giuseppe Rosciglione, Alfredo Santangelo, Vincenzo Mulè, Luigi Savoldi e Fabio Stimolo. Tra i difensori degli imputati ci sono gli avvocati Flavio Sinatra, Giacomo Ventura, Giovanna Cassarà, Riccardo Balsamo, Cristina Alfieri, Boris Pastorello e Mirko Maniglia. In aula, si torna già domani, per sentire altri testimoni.

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