Intimidazioni e richieste estorsive a imprenditori romani, blitz “Druso”: definitiva condanna Cattuto

 
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Gela. La decisione dei giudici della Corte d’appello di Roma risale al giugno di un anno fa. Tra gli imputati nel procedimento scaturito dall’inchiesta antimafia “Druso”, c’era anche il cinquantenne Rosario Cattuto. I giudici capitolini di secondo grado, accogliendo in parte il ricorso presentato dal legale di difesa, l’avvocato Riccardo Balsamo, hanno ridotto di ulteriori otto mesi la condanna, imponendogli tre anni e sette mesi di reclusione. Secondo i pm romani, che insieme a quelli nisseni hanno coordinato la maxi inchiesta, Cattuto avrebbe fatto parte del gruppo di sodali del boss Salvatore Rinzivillo. Anche nella capitale, si sarebbero messi a disposizione del capo per minacce e richieste estorsive. Gli investigatori ricostruirono presunte ritorsioni ai danni dei titolari di un’azienda di ingrosso d’ortofrutta e del proprietario di un locale, nel centro di Roma. Per le accuse, i Rinzivillo avrebbero avuto la disponibilità di armi. Dopo la decisione dei giudici di appello, che per Cattuto ha ridotto l’entità della condanna, la difesa ha deciso di non presentare ricorso in Cassazione. La condanna nei suoi confronti è diventata definitiva. Un passaggio essenziale, che adesso permetterà alla difesa di avanzare anche un’eventuale richiesta di liberazione anticipata, qualora fossero trascorsi i termini previsti.

Cattuto e gli altri coinvolti nel blitz vennero arrestati nell’ottobre di tre anni fa. La difesa ha sempre escluso una sua appartenenza al clan Rinzivillo. E’ attualmente a processo anche per il filone principale dell’indagine, davanti al collegio penale del tribunale di Gela.

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