Intossicato dall’anidride solforosa in raffineria, l’ex vigilante rinuncia alla costituzione di parte civile

 
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Gela. Negli scorsi anni, quando prestava servizio in raffineria come vigilante privato, venne raggiunto da esalazioni di anidride solforosa che gli causarono il ricovero in ospedale e una prognosi di oltre cinquanta giorni.

Le accuse ai vertici Eni e a quelli della società di sicurezza. Adesso, l’ex vigilante, costituito parte civile nel processo che si sta celebrando a carico dei vertici di raffineria Eni e di quelli della società per la quale lavorava, ha deciso di rinunciare al dibattimento. Una scelta che è stata confermata, in aula, dal giudice Tiziana Landoni. L’ex vigilante si era costituto parte civile con l’avvocato Vittorio Giardino. A processo, sono finiti Serafina Paterniti, Bernardo Casa, Michele Viglianisi, Arturo Anania, Raffaele Solbara e Orazio Giampiccolo. Sono accusati di non aver adottato tutte le necessarie misure di sicurezza per evitare quanto accaduto. A rispondere alle accuse, c’è anche la società Raffineria di Gela. Lo stesso giudice Landoni, intanto, si pronuncerà alla prossima udienza sulle eccezioni già formulate dai difensori degli imputati. Nel pool difensivo, ci sono gli avvocati Filippo Spina, Carmelo Brentino, Attilio Floresta, Alessandra Geraci, Piero Amara e Gualtiero Cataldo. 

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