Isteria da coronavirus, le bufale sul web e quel sottile razzismo sui cinesi

 
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Gela. L’isteria da coronavirus ha colpito anche parte della nostra comunità. Uno dei timori di questa epidemia da contagio è anche quello della diffusione di fake news. E Gela non è immune. Nel resto d’Italia ed anche in Europa è in atto una vera e propria campagna a supporto delle persone asiatiche che in questi giorni stanno subendo episodi di intolleranza perché associate al virus cinese. In città invece accade il contrario con comportamenti discriminatori. I negozi gestiti da cittadini cinesi che vivono da anni in città sono sempre più vuoti e discriminati. Sui telefonini viaggiano messaggi whatsapp fasulli che parlano di un presunti cartello esposto all’ingresso di un centro commerciale cinese che invita i clienti ad indossare la mascherina. “Siamo tornati dalla Cina, si prega di indossare la mascherina”. Si tratta di una bufala assoluta che però viene fatta girare sugli smartphone inducendo all’errore tanti gelesi.

Abbiamo raccolto anche alcune testimonianze. Per paura di essere additato e discriminato una donna cinese non manda il proprio figlio in scuola materna perché i genitori hanno “invitato” la madre ad esibire un certificato medico. Poi c’è il caso di un’altra cittadina cinese che pochi giorni fa ha visto un bambino di circa 12 anni allontanarsi in tutta fretta all’interno di un supermercato dopo averla incrociata in un reparto.

“Siamo cinesi ma non siamo malati – ci dice una commerciante asiatica – ma la gente continua ad essere diffidente. Sabato abbiamo subito un crollo dei clienti. Domenica addirittura non è venuto nessuno…”.

Su Twitter sono in tanti a fotografarsi con un cartello in mano o a esprimere solidarietà. Eppure alla luce dei dati finora noti, il tasso di mortalità del coronavirus è del 2%, ma considerando i casi asintomatici o con sintomi molto lievi potrebbe essere inferiore: lo ha detto all’ANSA l’immunologo Anthony Fauci, direttore dell’istituto statunitense per lo studio delle malattie infettive Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases). Il limite massimo di precauzione in Italia viene lasciato a 14 giorni. Considerando che i cinesi residenti vivono in città da anni il rischio è pari a zero.

I tempi di incubazione delimitano il periodo tra 2 e 12 giorni, lasciando i 14 giorni come limite massimo di precauzione”. E’ giusto essere prudenti ma anche noi ci sentiamo di condividere l’hastag che gira sul web. “Sono un cinese ma non sono un virus”.

 

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