Iva evasa per oltre mezzo milione di euro, il caso Comeco in aula: “Non mi occupai io delle verifiche”

 
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Gela. “Gli accertamenti sul mancato versamento dell’Iva da parte della Comeco non li feci direttamente io”.

Venne accertata Iva non pagata. A parlare, davanti al giudice Ersilia Guzzetta, è stato l’ex direttore degli uffici locali dell’Agenzia delle Entrate, sentito durante il dibattimento che si sta celebrando a carico di Sergio D., già amministratore della cooperativa metalmeccanica, per anni tra le più importanti dell’intero indotto Eni. L’imputato, difeso dall’avvocato Ignazio Raniolo, è accusato di aver evaso l’Iva per l’anno d’imposta 2009: in totale, in base agli accertamenti compiuti anche dai magistrati della procura, si sarebbe trattato di una somma superiore al mezzo milione di euro. Il funzionario ha risposto non solo alle domande del legale di difesa ma anche a quelle formulate dal pubblico ministero Tiziana Di Pietro. Davanti alle risposte del teste, è stata proprio il pm a chiedere di acquisire l’intera documentazione relativa al presunto ammanco Iva. L’imputato, invece, dovrebbe essere sentito alla prossima udienza fissata per il 13 maggio. La cooperativa Comeco, dopo essere finita in liquidazione, cessò qualsiasi attività tra gli impianti della fabbrica Eni oramai quattro anni fa. La difesa dell’ex amministratore ha sempre sottolineato come il mancato versamento Iva fosse da legare alle difficoltà di cassa attraversate in quella fase proprio dalla Comeco. In questo modo, si sarebbe data precedenza alla liquidazione dei compensi in favore degli operai e dei dipendenti e alla copertura delle spese di fornitura. L’imputato avrebbe comunicato in anticipo la scelta di non versare l’Iva.

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