Kimberly, la bambina che ha denunciato a scuola il dramma della sua famiglia

 
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Gela. Kimberly ha nove anni e sin dalla nascita vive con una protesi in un occhio. Un disagio che nel tempo è diventato fonte dell’unico sostentamento economico per la sua famiglia.

La madre da un anno è costretta alla sedia a rotelle mentre il padre, invalido al 65 per cento e con 20 anni di contributi versati, non riesce a ottenere una pensione e nemmeno un lavoro. Lei non si è mai scoraggiata, anzi ha deciso di rivolgersi alle autorità scrivendo una lettera di denuncia che ha commosso la sua insegnante e il dirigente della scuola che frequenta: la don Milani.

“Anche se sono piccola la mia vita è già un calvario – ha scritto alla sua maestra – Sono nata con un occhio non vedente, mio padre a causa di due infarti ha perso il lavoro e mia madre da un anno, per un presunto mal di testa, vive su una sedia a rotelle. Siamo cosi poveri che non posso nemmeno andare a mare. Spero che mio papà ottenga almeno una pensione o un lavoro adeguato alla sua condizione di salute”.

Sono questi solo alcuni pensieri della lettera scritta dalla giovane alunna che sopperisce come può alle carenze dei servizi sociali e dell’Inps, alzandosi ogni mattina alle 5 per accudire i genitori prima di andare a scuola.

Ogni mese, ma solo nel periodo scolastico, la sua famiglia riceve un assegno di 273 euro quale indennità scolastica. Una somma irrisoria per pensare di sbarcare il lunario e pagare le fatture relative ai consumi delle utenze.

“Non abbiamo acqua corrente a casa da 3 anni e mezzo – spiega il padre, Crocifisso Famà – Dal 2007 sono finito nella lista dei disoccupati dopo avere lavorato per 20 anni come distributore di bibite e, successivamente, carpentiere. Da allora ho subito due infarti, uno dei quali mi ha costretto al coma. Un amico avvocato ha deciso di sostenere le mie ragioni, avviando un procedimento contro l’Inps che non vuole riconoscermi nessuna pensione d’invalidità”.

In verità, nel 2005, il Comune ha dato alla famiglia Famà un supporto importante assegnando un alloggio tra le nuove case popolari di contrada Scavone. La piccola kimberly, è una bambina sorridente, con la passione per il canto e la pittura.

“Amo cantare in chiesa – aggiunge la piccola – ma da grande diventerò avvocato per difendere i diritti dei miei genitori o medico, per curare soprattutto mia madre. Non voglio che pianga a causa dei continui dolori alla testa che le hanno causato una paresi”.

In attesa di risposte concrete da parte delle istituzioni, la famiglia Famà ha accumulato debiti con tutti. “Devo pagare tre anni di fornitura di pane e i detersivi – aggiunge Angela Alabiso, mamma di Kimberly – Riceviamo aiuti dal banco alimentare dei salesiano ma non bastano per vivere e mantenere una famiglia”.

Quasi a completare la disfatta dei Famà, la perdita del marito della figlia maggiore che vive a Venezia, e l’incendio doloso che da un anno costringe altri due figli a rimanere senza un lavoro.

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