L’adesione alla Città metropolitana di Catania non piace a quattro consiglieri, ecco perché hanno votato contro

 
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Gela. Il 14 settembre 2015 è una data storica per il Comune di Gela.

L’adesione alla Città metropolitana di Catania e l’uscita dai confini geografici della provincia di Caltanissetta dopo 197 anni sono stati sanciti, definitivamente, da 25 dei 30 consiglieri comunali. Assente dell’ultimo minuto, per motivi personali, Alessandra Ascia, presidente dell’assise civica. A prendere il suo posto è stata Maria Pingo.

Sono stati quattro i consiglieri che si sono opposti al passaggio di Gela alla Città metropolitana di Catania.

Si tratta di Salvatore Scerra (Forza Italia), Guido Siragusa e Sandra Bennici (Patto civico), Sara Bonura (Megafono). 

Ecco di seguito come hanno motivato il loro voto. 

Salvatore Scerra (Forza Italia): “Quella a Catania sarà solo un’annessione marginale. Bisogna mirare ad un libero consorzio con Gela capofila. Questa scelta potrebbe rivelarsi una stronzata!”.

Guido Siragusa (Polo Civico): “Il sindaco non può nascondersi dietro alla volontà del popolo. Deve spiegare tutti gli effetti di questo passaggio dettato da chi sa solo sobillare. Domani mattina non succederà nulla. Si avvierà solo un percorso. Non posso accettare atteggiamenti mirati che hanno il sapore di speculazione”.

Sandra Bennici (Polo Civico): “Il sindaco mi deve spiegare se il sì a Catania vada giustificato solo perché gli specialisti medici o le università sono in quell’area”.

Sara Bonura (Megafono): Credo vivamente che sia un errore andare a Catania. La mia coscienza mi ha imposto di votare no”. 

Di seguito il documento letto in Aula con tutte le motivazioni dei consiglieri contrari al passaggio vrso la Città metropolitana di Catania.

I sottoscritti Sandra Bennici,SaraBonura ,Salvatore Scerra e Guido Siragusa, nella convizione di avere operato nell’esclusivo interesse della Citta ,con la divulgazione di questo documento  e  con la sperata  collaborazione dei mezzi d’informazione ,  aspicano di chiarire  sino in fondo e con dovizia di particolri le ragioni che hanno indotto gli scriventi a non condividere la proposta  di   delibera di   adesione alla Citta metroplitana di Catania.

Ai sensi e per gli effetti dell’art. 44 L.R. 04.08.2015 n. 15, è stata prevista la facoltà, per i comuni di Gela, Niscemi e Piazza Armerina, “…che hanno deliberato di aderire al Libero Consorzio comunale di Catania…ai sensi degli articoli 2 e 9 della legge regionale 24.03.2014 n. 8…”, di deliberare di aderire alla Città metropolitana di Catania.

E’ in proposito insorta la convinzione (errata per le ragioni infra rassegnate) che l’adesione alla città Metropolitana di Catania  doveva  essere necessariamente deliberata, onde non vedere completamente vanificata la volontà popolare espressa in occasione del referendum confermativo (in cui peraltro si è pronunziato solo il 37% dei gelesi) sulla delibera consiliare n. 69 del 28.05.2014, allorchè, nel vigore della legge regionale n. 8/2014, era stato legittimamente manifestato il fermo e risoluto proposito dell’intera cittadinanza gelese di rendere la città di Gela  comune capofila del libero consorzio di Catania, quale ente di vasta area distinto dalla istituenda città Metropolitata di Catania, sostitutivo delle sopprimende province regionali.

Si è trattata certamente di una decisione di storica rilevanza per la città di Gela, avendo all’epoca avuto giusto motivo per ritenere soddisfacibili le mai sopite aspirazioni della comunità gelese di porsi al centro del governo del suo territorio e di quello dei comuni ad essa più vicini per tradizioni, cultura e vocazioni di sviluppo, con la creazione di un nuovo ente intermedio in grado di assicurare una più efficiente e naturale aggregazione di territori comunali contigui accomunati da obiettivi e strategie di sviluppo, alternativa alla vecchia circoscrizione amministrativa con capoluogo la città di Caltanissetta.

Proprio in ragione di un intervenuto nuovo contesto normativo, assai diverso da quello vigente all’epoca della delibera consiliare n. 69/2014 e del susseguente referendum confermativo, ha spinto gli scriventi  a sostenere ,che la volanta palesata e poi manifesta con il voto ,  dalla maggioranza del consiglio comunale di  Gela  di un definitivo abbandono della provincia regionale di Caltanissetta, con la conseguenza  adesione alla Citta Metrpolitana di Catania , doveva   prioritariamente essere supportata da una meditata valutazione sulle reali conseguenze che un’adesione come quella  deliberata  avrebbe avuto   sul territorio di Gelese,  e comunque  contestando  l’idea portata avanti da i comitati promotori ,  peraltro condivisa anche da alcuni gruppi politici,   di una supina accettazione dell’idea che l’adesione alla città metropolitana di Catania, chissà per quale strana virtù taumaturgica, sia da ritenere come una necessitata reazione ai guasti della vecchia politica.

Tale obiettiva e concreta valutazione ha indotto  in primo luogo a rilevare come la mera, semplicistica adesione alla città metropolitana di Catania, operata secondo l’attuale quadro normativo,  avrebbe costituito addirittura un tradimento della volontà popolare espressa dai gelesi nel luglio del 2014 in quanto una comunità così importante come la nostra, che sino ad oggi costituisce polo di attrazione di tante più piccole comunità vicine, nel momento in cui accetta, con grottesco trionfalismo, di annettersi o farsi annettere da un’altra comunità, ben difficilmente potrà in futuro aspirare ad essere essa stessa autonomo polo di attrazione, cioè città capofila, di un nuovo consorzio di comuni.

Un conto è mantenere una condizione che non si è mai scelta o voluta e che discende da scelte amministrative risalenti ai secoli scorsi (Gela nell’ambito della provincia di Caltanissetta) e che quindi lascia sempre aperta e libera la possibilità di aspirare ad altro, a costtuire un altro autonomo consorzio con Gela capoluogo come oggi peraltro la nuova norma consente senza limitazioni temporali, ben altro conto è invece che oggi deiberatamente si scelga, tra incomprensibili inni di gioia e suoni di fanfare, di annettersi o farsi annettere ad un’altra e più grande comunità (quella catanese) da cui si ritiene, errando, di potere cogliere vantaggi ed opportunità: se oggi si ritiene vantaggiosa l’annessione, in ruolo peraltro marginale, alla città di Catania, con quale credibilità, domani, ci si potrà porre come una comunità che vuole correr da sola, essa stessa esser capoluogo e farsi capofila di tanti altri comuni??

E’ quindi  si è ritenuto un controsenso sbandierare la volontà popolare espressa nel luglio 2014 (Gela capoluogo, proprio questo hanno detto allora i gelesi!!!) e proprorre l’annessione alla città metropolitana di Catania!

Per tanto  si vuole   rappresentare quanto segue :

  1. In tema di rappresentanza e rappresentatività della città di Gela nell’ambito degli istituendi nuovi enti di vasta area, non può essere posto in dubbio la circostanza che solo nell’ambito del consorzio nisseno, la nostra città rappresentava  quasi il 38% della popolazione. Con i tre comuni contigui (Niscemi, Mazzarino e soprattutto Butera), di cui è sempre stata riferimento, ne rappresentava attualmentequasi il 50 per cento.

Nell’ambito dei nuovi enti, tutti i consiglieri comunali e i sindaci, unitamente ai componenti dei consigli circoscrizionali) esprimono un voto capitario (e non ponderale, purtroppo) per eleggere il presidente e la giunta del libero consorzio e della città metropolitana (4 o 6 componenti in quello nisseno).

Con un tale sistema, il peso di Gela –nell’ambito del consorzio nisseno-  avrebbe fatto si che la rappresentaza di Gela nellambito della Ginta avrebbe detereminato almeno il 50% dei loro componeti

Dal punto di vista delle elezioni di primo livello, invece, il peso per abitanti gelesi e dei comuni vicini –sempre e solo nell’ambito de consorzio nisseno- avrebe garantito alla nostra città una rappresentanza assolutamente preponderante, in nessun caso comparabile con quella espressa da altri comuni (Caltanissetta compresa).

Per vero, nell’attuale assetto territoriale, da vent’anni a questa parte Gela ha potuto esprimere:

  1. tre presidenti della Provincia;
  2. cinque consiglieri regionali;
  3. due deputati nazionali e un senatore;
  4. un assessore regionale;
  5. un presidente della Regione.

Nell’ambito della città metropolitana catanese, Gela, rappresenta invecemolto meno del 10% della popolazione e non ha  al suo seguito i comuni di Butera e Mazzarino (che hanno già dichiarato che non intendono aderire a Catania) né, forse, Niscemi Gela in questo risulta competamente isolata infatti coni i 60 comuni fanti parte della Citta metroplitana di  Catania , non ha mai intrattenuto alcuna relazione economica, politica, associativa, professionale, rispetto a cui è quindi competamente estranea, e quindi del tutto isolata, per cui probalbilmente non riuscira ad esprimere alcuna rappresentanza né nella giunta dela citta Metroplitana né in occasione delle elezioni regionali o nazionali.

Peraltro subirebbe la molto qualificata concorrenza, quale comunità rappresentante di un solo ipotetico distretto sud, da parte della realtà calatina che, a differenza di Gela, si muove in un ambito di consolidati e secolari rapporti con gli altri comuni a questa vicini e si avvantaggierà anche della posizione più baricentrica nella nuova realtà rispetto a quella assolutamente marginale e periferica, dal punto di vista geografico e dei rapporti di natura economica, della sola città di Gela, improvvisamente catapultata nella mai esplorata realtà calatina sotto il governo dell’impermeabile gestione dell’area dei comuni del catanese, a noi sicuramente estranei per estrazione storica, economica e culturale.

  1. L’adesione alla città metropolitana di Catania  reca con sé la sostanziale e completa vanificazione dell’attuale rappresentanza gelese nell’ambito degli ordini professionali (medici, ingegneri, architetti,commercialisti, ragionieri), della Camera di commercio, di sindacati federali e di categoria e delle altre realtà associative storicamente presenti nell’attuale contesto della ex provincia regionale di Caltanissetta e le cui governance sono state per interi decenni espressione diretta e incontestata della preponderante presenza di rappresentanti gelesi.

Rispetto a tali risultati, palesemente frutto di obiettivi e rapporti di forza politica nell’ambito territoriale di storico riferimento, a seguito della sciagurata scelta che si propone al consiglio Comunale, Gela si troverebbe improvvisamente a dover interagire, per la prima volta nella sua storia, in un ampio nuovo contesto di territorialità dove non conterebbe nulla.

Basti considerare che la provincia di Catania elegge diciassette deputati; che la “adunanza elettorale” della città metropolitana, la quale elegge il Presidente e la Giunta di quell’Ente territoriale, sarà composta dacirac 1200 componenti, dove Gela ha  solo trentuno rappresentanti (il Sindaco e trenta consiglieri comunali).

Per non dire della nota forza politica della classe politica etnea.

In considerazione di questi dati inoppugnabili, vi è più di un motivo valido per ritenere decisamente improbabile che i consolidati rapporti ed equilibri etnei, egemonizzati dalla città di Catania, possano consentire generosamente di elargire investimenti nel territorio gelese, integrato nella città metropolitana.

  1. Il modus operandi sinora sciorinato come premessa di chissà quali generosi e appetibili ritorni e vantaggi economici per il territorio di Gela è sicuramente discutibile, non avendo nessuna delle forze politiche e istituzionali avuto sinora occasione di interagire con la rappresentanza catanese e del calatino a mezzo preliminari intese circa i criteri di massima attraverso cui poter garantire un condiviso rapporto nella distribuzione delle risorse disponibili nel nuovo ente di vasta area a favore del territorio gelese.

Le promesse –peraltro assolutamente fumose e generiche- lasciano il tempo che trovano in queste situazioni, nelle quali vanno accortamente individuati i giochi degli interessi oggettivi, che ogni buon amministratore è tenuto a perseguire a favore della propria comunità rappresentata: è quel che sta cercando di fare il Sindaco Bianco, che ha tutto da guadagnare dall’ampliamento del territorio della città metropolitana.

Accanto a tali profili come non considerare che Gela  nella provincia di Caltanissetta è la città più popolosa; costituisce l’unico sbocco portuale del territorio provinciale; è indiscutibilmente, nonostante il parziale smobilizzo di ENI, il sito industriale per eccellenza; è sede di tribunale, che ha un ruolo essenziale per la sopravvivenza del distretto di Corte di Appello, con l’effetto che tutte le comunità della provincia hanno interesse a difenderne l’esistenza; è sede dell’unica, grande pianura con tutto quel che ne consegue in vista di finanziamenti e provvidenze varie.

In questi ultimi anni, al di là delle chiacchiere e dei risentimenti, Gela ha rivaleggiato con Caltagirone per il mantenimento del Tribunale;  con Ragusa e Siracusa per gli investimenti di ENI; e in tempi più remoti perfino con Catania.

In caso di adesione alla città metropolitana di Catania, Gela si troverebbe oggettivamente a rivaleggiare con essa nel settore portuale, in quello dell’agricoltura (Catania è sede della più grande pianura della Regione) e sul piano industriale.

E’ sotto gli occhi di tutti che Catania, per collocazione geografica e per vicende storiche, svolge un ruolo assolutamente strategico nella costa orientale ionica della Sicilia; ha un suo porto commerciale-turistico, abbastanza grande e funzionale (i fondali sono parecchio profondi come mai potranno esserli quelli di un porto gelese); non ha alcun bisogno di uno “sbocco a mare” sulla costa meridionale della Sicilia che, anzi, ove mai prendesse piede, potrebbe entrare in contrasto con la sua economia commerciale-marittima.

La costa ionica catanese, inoltre, ha un flotta peschereccia per sviluppata e numerosi porti dedicati alla pesca e, anche in questo caso, l’interesse di tutto quel territorio verso la costa sud della sicilia sarebbe del tutto nullo, al pari di quello per il turismo costiero, avendo tutto l’interesse a sviluppare quello della costa ionica e nessuno, invece, ad incentivare quello sulla costa meridionale.

Stesso discorso è a dirsi per la distribuzione ed i centri commerciali, laddive Catania non ha alcun interesse a farne nascere altri che possano erodere il bacino di utenza dei suoi.

  1. Con l’adesione all’areametropolitana di Catania  è molto a rischio la sopravvivenza del nostro Tribunale, erogatore di servizi di rilevanza ultra comunale e perciò importante risorsa per il territorio ed i cittadini, oltre che risultato ineludibile di anni di dura lotta pervicacemente condotta dalle tenaci intelligenze delle nostre classi professionali e dai rappresentanti istituzionali della città, a cavallo tra la seconda metà e la fine del secolo scorso.

Da anni la politica nazionale cerca di accorpare quanti più possibili uffici giudiziari, per fini di risparmio di spesa, mantenendo solo quelli dei capoluoghi di provincia o consorzi solo con rare eccezioni. E’ notorio che proprio nell’ultima riorganizzazione degli uffici giudiziari (2012\2013) il Tribunale di Gela è stato tra quelli più a rischio di soppressione, essendo tra i più piccoli d’Italia e non di capoluogo di provincia.

Nell’ambito di quel riordino il nostro Tribunale si è salvato proprio perché faceva parte della Corte di Appello di Caltanissetta e, sostanzialmente, solo per questo.

Infatti venne prescelto il criterio (riportato nel decreto legislativo) per cui ogni Corte di Appello doveva avere nell’ambito del suo distretto almeno tre tribunali (la così detta regola del tre). Nell’ambito del Distretto di Caltanissetta, non potendosi scendere al di sotto di tre circondari, oltre che nei due capoluoghi del distretto (Caltanissetta ed Enna), il Tribunale venne mantenuto proprio a Gela, anziché a Nicosia, perché più grande e con più specificità rispetto a quest’ultima sede.

E’ naturale attendersi che, proprio nel caso in cui Gela dovesse entrare nell’area metropolitana di Catania, la soppressione del Tribunale di Gela potrebbe essere inevitabile,  atteso che, in breve volgere di tempo, la deliberata adesione del suo territorio sarebbe senz’altro seguita, così come è avvenuto in tanti altri casi in Italia –da ultimo proprio nel caso di Niscemi e così come è logico e razionale  per evitare duplicazioni o incroci di competenza nell’ambito della organizzazione degli apparati investigativi ed altro – , dall’accorpamento del Tribunale di Gela al Distretto di Corte di Appello di Catania,proprio perché i confini delle circoscrizioni giudiziarie vengono prima possibile omologati ai confini di quelle delle realtà amministrative.

Il Tribunale di Gela, nell’ambito del Distretto di Catania, non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivenza perché, nell’ottica della eliminazione dei piccoli uffici, non avrebbe più senso mantenere due Tribunali (Gela e Caltagirone) distanti meno di 30 km in linea d’aria ed appartenenti allo stesso Distretto giudiziario.Ne rimarrebbe in funzione solo uno e sarebbe senz’altro quello di Caltagirone, perché funzionale ad un circondario più popoloso (circa ventimila abitanti in più di quello diGela) e con alto tasso di pendenze giudiziarie e, soprattutto, perché quel Tribunale sarebbe geograficamente più baricentrico rispetto al territorio di riferimento,  in quanto sarebbe pressochè impossibile che comunità come quelle di Raddusa o Castel di Iudica che già fanno parte del circondario di Caltagirone (a cui sono ben collegati) debbano avere come sede giudiziaria quella gelese da cui distano non meno di due ore di autovettura.

Nè i catanesi o i calatini hanno alcun interesse a difendere il Tribunale di Gela come, invece, lo hanno i nisseni che ben percepisconola sopravvivenza della Corte di Appello di CL in funzione della sopravvivenza del Trib.le di Gela, proprio in ragione della cosiddetta regola del tre sempre riproposta quale costante regola da seguire nell’accorpamento e soppressione degli Uffici Giudiziari.

Vi è di contro l’interesse della città di Gela e dei gelesi a “contribuire” al mantenimento in vita della Corte di Appello di Caltanissetta ed a rimanere nell’ambito di tale Distretto, trattandosi di un presidio giudiziario che appartiene anche all’intera cittadinanza gelese che, a tutti i livelli (avvocati, commercialisti, tecnici), ne è stata sempre protagonista.

La Corte di Appello di Caltanissetta é una importante risorsa e un servizio anche per il territorio ed i cittadini di Gela a cui appartiene non meno che ai nisseni: Gela infatti è la più grande città del distretto di Corte di Appello di Caltanissetta e la sede della Corte si trova ad appena 45 minuti dalla nostra città e si raggiunge con una strada comoda e sicura (tranne il breve tratto della Gela \ Manfria) come la nuova superstrada Gela \ Caltanissetta. Non è da dimenticare, poi, che proprio la nostra città é la più grande del Distretto di Corte di Appello di Caltanissetta e, così, riceve le corrispondenti attenzioni da parte di tutti gli organi di ambito distrettuale (DIA, Procura Distrettuale, Procura Generale, Tribunale e Procura Minori, Tribunale Prevenzione) nella elaborazione delle strategie di tutela della legge e dell’ordine.

A Catania saremmo una realtà fra le tante e, sicuramente, tra le meno importanti atteso il rilievo che in quel contesto, per fattori oggettivi e per rapporti secolari, hanno Catania stessa ed il suo hinterland e, ancora, Siracusa, il contesto urbano Ragusa-Modica e, per molti aspetti, anche Acireale con i comuni limitrofi.

  1. L’adesione ad un consorzio di area metropolitana non può più comportare, per chi vi aderisce, di svolgere il ruolo di comune capofila di quel nuovo ente, in quanto tale funzione è esplicata, ex lege, dalla città metropolitana cui quel consorzio si riferisce. Nel precedente testo normativo sulla istituzione dei liberi consorzi, invece, la città metropolitata costituiva un ente a se stante ed i comuni circostanti, appunto, il distinto ed autonomo consorzio dei comuni dell’area metropolitana.

In un siffatto contesto, contrariamente all’originario quesito referendario del 2014, con la proposta adesione alla città metropolitana di Catania, Gela è stata  solo annessa, senza possibilità di essere dotata di alcun ufficio di rango “provinciale” o legato al ruolo di comune capofila.

I cittadini, così come i professionisti, per accedere ai servizi del capoluogo dovranno affrontare disagi enormi anche perché, come noto a tutti, gli uffici ed i servizi di Catania sono sovraffollati ed intasati.In tempi di spendingreview non è prevedibile alcuna costituzione di uffici decentrati a Gela e, peraltro, molti di questi (ad es., motorizzazione civile) già esistono a Caltagirone ed è ben certo che non verranno chiusi in quel centro per aprirli a Gela né, tantomeno, che ne verranno costituiti di nuovi pur essendovi già un ufficio decentrato a Caltagirone. Peraltro tutti i comuni del calatino faranno fronte unico per avere decetramenti proprio verso Caltagirone e giammai a Gela, in quanto sono storicamente legati  al calatino ed avrebbero grandi difficoltà –per lontananza e condizione stradale- a raggiungere Gela. Di contro, Gela non avrebbe nessun alleato nel sostenere le sue ragioni per ottenere uffici decentrati, perché anzi indotta, come già in passato, a preferire la fruizione di uffici e servizi nella vicina Caltagirone ove già i suoi cittadini da decenni si recano per ragioni sanitarie e di studio.

  1. Gli enti pubblici e privati sanitari del catanese, nel loro complesso, rappresentano gruppi di pressione estremamente forti, e numerosi, pr potere intercettare ogni opportunità di crescita e miglioramento a discapito delle altre realtà vicine e, ciò, anche perché partono già da un livello di competenze ben superiori.

Proprio Caltagirone, che tutti ricordano essere molto vicina a Gela, ha un ospedale ben più grande, ben più attrezzato, ben più funzionale e con una migliore tradizione del nostro nosocomio: in un’ottica di continuo risparmio di spesa pubblica (come è da prevedere nei prossimi anni), appare difficile poter pensare che saranno mantenuti due ospedali di media grandezza a distanza di trenta chilometri per un bacino di utenza di soli centomila abitanti dovendosi di contro paventare il concreto rischio che, dovendone ridimensionarne uno, anche in questo caso sarà privilegiato l’ospedale calatino perché più grande, neglio attrezzato e, soprattutto, più baricentrico e meglio collegato rispetto a tutti i comuni della fascia sud del nuovo ente metropolitano

Queste sono state le ragioni che  hanno indotto i sottoscritti ha votare no alla Delibera di adesione all’area  metropolitana di Catania,  a scelta avvvenuta non possiamo che augurci per la Citta intera,  che  quella perseguita dalla maggioranza del Consiglio Comunale risulti la migliore

I Consiglieri Comunali

Sandra Bennici

Sara Bonura

Toto Scerra

Guido Maria  Siragusa

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