L’amianto in raffineria e il decesso di un operaio, più di sessanta lavoratori vogliono costituirsi: accuse a manager e imprenditori

 
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Gela. Sessantatré operai, molti dei quali colpiti da patologie legate all’esposizione all’amianto, hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo che si celebrerà contro trentasette imputati, tutti manager Eni, tecnici dell’azienda e imprenditori dell’indotto di raffineria.

L’amianto in raffineria. Tra le accuse mosse, c’è anche quella dell’omicidio colposo di un ex operaio, i cui familiari hanno già deciso di costituirsi parte civile con l’avvocato Vittorio Giardino. Parti civili sono anche altri lavoratori colpiti da gravi patologie e le associazioni Ona e Amici della Terra, con gli avvocati Lucio Greco, Davide Ancona, Maurizio Cannizzo, Paolo Testa, Concetta Di Stefano e Antonio Impellizzeri, Laura Caci e Luisa Campisi. Proprio l’avvocato Ancona ha preannunciato, davanti al giudice Miriam D’Amore, l’intenzione di chiedere la costituzione in giudizio dei sessantatré lavoratori, depositando una vasta documentazione medica. Richieste che verranno vagliate dal giudice ma che sono state contestate da tutti i legali di difesa. A processo, ci sono Angelo Tuccio, Salvatore Di Guardo, Gioacchino Gabbuti, Francesco Fochi, Antonio Borgia, Pier Giorgio Covilli, Giancarlo Picotti, Cesare Riccio, Antonio Catanzariti, Pasqualino Grandizio, Gregorio Mirone, Giancarlo Fastame, Giorgio Clarizia, Ferdinando Lo Vullo, Giuseppe Genitori D’Arrigo, Francesco Cangialosi, Luciano Di Buò, Salvatore Maranci, Vito Milano, Orazio Sorrenti, Vincenzo Piro, Aurelio Faraci, Giuseppe Di Stefano, Giuseppe Lisciandra, Salvatore Di Dio, Andrea Frediani, Giacomo Rispoli, Giuseppe Ricci, Battista Grosso, Arturo Borntraeger, Giovanni Calatabiano, Giuseppe Farina, Salvatore Vitale, Antonio Fazio, Giovanni La Ferla e  Renato Monelli. Proprio i legali di parte civile, inoltre, hanno chiesto la citazione in giudizio, come responsabili civili, delle società Sindyal e Raffineria di Gela. Il giudice D’Amore, dopo aver acquisito anche le richieste formulate dal pubblico ministero Eugenia Belmonte, ha scelto di riservarsi l’eventuale decisione sulle eccezioni poste dai legali. Le indagini, condotte dai militari della capitaneria di porto e da quelli dell’aliquota di polizia giudiziaria, si sono estese per un lungo arco temporale. I lavoratori della fabbrica di contrada Piana del Signore sarebbero stati costantemente a contatto con l’amianto e con altre sostanze molto pericolose. Nel pool di difesa, infine, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Raffaella Nastasi, Piero Amara, Alessandra Geraci, Gualtiero Cataldo, Luca Mirone, Nicola Granata, Carlo e Luigi Autru Ryolo, Carlo Federico Grosso, Attilio Floresta e Salvatore Panagia.     

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