L’edile ucciso in via Dell’Acropoli, un giovanissimo cercò di sviare le indagini: è accusato di falsa testimonianza

 
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Gela. Era a bordo dell’auto sulla quale trovò la morte l’edile trentottenne Francesco Martines e, dopo l’arresto del convivente della madre, il cinquantenne Angelo Meroni, cercò di addossarsi la responsabilità di quei fatti.

Cercò di addossarsi la colpa. Il giovanissimo G.C., minore all’epoca dell’accaduto, dovrà rispondere di falsa testimonianza. Il prossimo 9 luglio inizierà il dibattimento davanti ai giudici del tribunale dei minori di Caltanissetta. Le sue dichiarazioni, almeno in una prima fase, colsero di sorpresa gli inquirenti che, intanto, stavano cercando di ricostruire la dinamica dell’omicidio di via Dell’Acropoli. Per quei fatti, Angelo Meroni è già stato condannato, in primo grado, a sedici anni di detenzione. Avrebbe sparato lui a Martines, freddandolo. E’ attualmente in corso il giudizio d’appello. G.C., invece, difeso dall’avvocato Giuseppe Fiorenza, dovrà rispondere alle accuse davanti ai magistrati nisseni. Intanto, proprio il legale, ha ottenuto il suo trasferimento agli arresti domiciliari: era accusato di furto nell’ambito di un altro procedimento.

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