L’emergenza rifiuti di un anno fa, Timpazzo non andava chiusa: “Fu un avvertimento politico”

 
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Gela. “Già la scorsa estate, al momento del provvedimento che obbligava alla chiusura della discarica Timpazzo, avevamo subito capito che qualcosa non andava”. “Non c’era nessun motivo per chiudere Timpazzo”. L’assessore Simone Siciliano solleva molti dubbi dopo la sentenza emessa dai giudici del Tar di Palermo che hanno bocciato, su tutta la linea, il provvedimento del dirigente generale dell’assessorato regionale all’Energia. Con quell’atto, praticamente a poche settimane dall’insediamento della nuova giunta Messinese, i cancelli della discarica Timpazzo vennero chiusi e, per diversi giorni, fu nuova emergenza rifiuti in città. “Voglio sperare che il provvedimento, adesso bocciato anche dai giudici del Tar – continua Siciliano – sia stato firmato in buona fede. Come ribadisce la sentenza, non c’era alcun dato che potesse far pensare ad un rischio contaminazione da percolato. Lo ribadimmo, insieme al commissario liquidatore dell’Ato Cl2 Giuseppe Panebianco, anche davanti ai tecnici della Regione. Molti di loro, in realtà, non ci seppero dare giustificazioni rispetto alla chiusura di Timpazzo. Evidentemente, il direttore generale che lo firmò ha peccato di eccessiva prudenza”.

“Qualcuno, dalla Regione, voleva subito metterci in difficoltà”. Ma il vice sindaco, però, non esclude neanche una volontà politica dietro a quel provvedimento. “Ragioni politiche? Di certo, si era appena insediata un’amministrazione comunale che, dopo decenni di controllo dei partiti, faceva riferimento ad un movimento fuori dagli schieramenti – aggiunge – ancora oggi, è chiaro come la giunta del sindaco Domenico Messinese si muova senza fare riferimento a nessuno. Tutto ciò, evidentemente, poteva creare fibrillazioni. Forse, qualcuno dalla Regione ha voluto subito lanciare un messaggio per metterci in difficoltà. La sentenza del Tar, comunque, conferma che la discarica non andava assolutamente chiusa e ribadisce le tante negligenze della Regione”.

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