L’ergastolo ostativo, “fine pena mai…”: la sorella dell’ex boss di stidda Paolello, “è una strada sbagliata ma Orazio oggi è cambiato”

 
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Gela. “E’ una strada senza senso, che brucia la tua vita e quelle degli altri”.


Il fine pena mai. Luisa Paolello, sorella di Orazio e Antonio Paolello, killer di stidda, lo ha spiegato a Sergio D’Elia, tra i leader nazionali di Nessuno tocchi Caino e del gruppo politico dei Radicali, ieri in città per una raccolta firme a supporto di diverse riforme, a cominciare da quelle per indulto e amnistia e contro l’ergastolo ostativo. Firme raccolte insieme agli avvocati della Camera penale “Eschilo”. Antonio Paolello è morto negli scorsi anni, stroncato da un male incurabile. “Anche lui è stato sotto regime di 41 bis – ha spiegato la sorella – ad un certo punto, venimmo a sapere che stava male, ma non riuscivamo ad incontrarlo, si faceva fatica a garantirgli le cure di base. Il contatto con Nessuno tocchi Caino è stato decisivo. Antonio è morto, ma ha ottenuto la possibilità di curarsi fuori dal carcere”. Orazio Paolello, invece, dopo oltre vent’anni di carcere duro e isolamento, ha ottenuto un regime carcerario diverso, comunque sempre segnato dall’ergastolo ostativo. Per lui, c’è il “fine pena mai”. E’ stato condannato per strage e per una serie lunghissima di omicidi e tentati omicidi. Il carcere, l’ergastolo ostativo, il quarantuno bis lo hanno definitivamente segnato.

“Potrebbe insegnare ai giovani…”. “Sente ancora il peso enorme del rimorso – ha spiegato la sorella – sa bene di aver danneggiato la sua stessa famiglia. Mio padre e mia madre, inizialmente, non capivano cosa avessero fatto i miei fratelli, perché avessero seguito quella strada. Non andavano a trovarli neanche in carcere. Adesso, Orazio è cambiato, ha la speranza negli occhi. Da libero, per questa città, potrebbe fare tanto, anzitutto sarebbe in grado di far capire ai più giovani perché non bisogna cedere alla strada facile della criminalità”. Nessuno Tocchi Caino, i Radicali e gli avvocati penalisti, da tempo chiedono una revisione dell’ergastolo ostativo che impedisce qualsiasi ipotesi di fine pena. La storia di Orazio Paolello, di recente, è finita nel documentario “Spes contra spem. Liberi dentro”. L’opera di Ambrogio Crespi è arrivata anche al Festival del cinema di Venezia, durante l’ultima edizione.
https://www.radioradicale.it/scheda/516929/carovana-per-la-giustizia-in-sicilia-intervista-a-luisa-paolello-al-tavolo-di-raccolta (il link dell’intervista integrale)

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