L’esplosione di un forno all’impianto motor fuel della raffineria, tutti assolti manager e tecnici Eni

 
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L'area della raffineria Eni di contrada Piana del Signore

Gela. In aula, il pubblico ministero Pamela Cellura ha chiesto la condanna a tre anni e mezzo di reclusione per tutti gli imputati.


L’esplosione del forno. Il giudice Miriam D’Amore, alla fine, non ha accolto le richieste, disponendo invece l’assoluzione di Marcello Tarantino, Carlo Guarrata, Giuseppe Ostinato, Daniele Tamburini, Battista Grosso e Michele Viglianisi. Tutti manager e tecnici di Eni accusati di incendio e lesioni a seguito dell’esplosione del forno F103 dell’impianto motor fuel della fabbrica di contrada Piana del Signore. L’incidente si verificò otto anni fa ed interessò un’area dello stabilimento della multinazionale. Per il pm Cellura, proprio gli imputati non avrebbero provveduto ad adottare tutte le necessarie misure per evitare l’evento. “Il sistema di accensione di quel forno – ha spiegato – era assolutamente vetusto e nessuno aveva provveduto ad interventi. Non era la prima volta che situazioni simili si verificavano nell’impianto”. Una linea che è stata contestata, invece, dai legali di tutti gli imputati. “Non era stata riscontrata nessuna anomalia – hanno spiegato – peraltro, in questo caso, si trattò di errate valutazioni da parte degli operatori che non si accorsero di quanto stava accadendo in quel forno. L’esplosione non ha creato danni agli operatori ed è stata subito circoscritta con l’intervento dei vigili del fuoco aziendali”. Peraltro, stando ai difensori, già all’epoca gli imputati non rivestivano cariche aziendali tali da poterli collegare alle vicende dell’impianto motor fuel. Così, in base al dispositivo letto in aula dal giudice D’Amore, è caduta l’accusa di incendio colposo perché gli imputati “non lo hanno commesso”. E’ venuta meno anche la contestazione di lesioni, a causa della mancanza di querela, come sottolineato dai legali di difesa Gualtiero Cataldo, Piero Amara, Alessandra Geraci e Carlo Autru Ryolo. Nel procedimento, parte civile era l’ex Provincia di Caltanissetta con l’avvocato Michele Micalizzi.

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