L’imprenditore Carmelo Pesarini morì al pronto soccorso, non si procederà contro i medici in servizio

 
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Gela. Non ci sarebbero responsabilità penali a carico dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele che si trovavano in servizio al momento dell’arrivo dell’imprenditore edile Carmelo Pesarini.

L’indagine partita dopo la morte. L’uomo, lo scorso gennaio, trovò la morte mentre si trovava proprio al pronto soccorso del nosocomio di Caposoprano. Il decesso, in base alla perizia depositata dal consulente nominato dai magistrati della procura, sarebbe avvenuto per “un versamento pericardico” che avrebbe provocato “un’eccessiva compressione toracica”. Conseguenze, stando al perito, di una patologia pregressa. Per questa ragione, si chiude l’indagine a carico dei medici in servizio quella sera. Il procedimento penale non proseguirà. La morte dell’imprenditore cinquantatreenne fece sollevare sospetti ai suoi familiari. Dopo il decesso, furono i magistrati della procura ad avviare l’indagine. Decisivo, in questo senso, è stato il contenuto della perizia redatta dal consulente che effettuò l’autopsia sul corpo. Non è da escludere, però, che la famiglia possa decidere di agire contro i medici che avevano in cura l’imprenditore.   

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