L’inchiesta antimafia “Malleus”, in aula parla Di Stefano: le difese contestano la sua versione

 
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Gela. Gli inquirenti lo considerano uno dei vertici del gruppo mafioso

dei Rinzivillo e i magistrati della Dda di Caltanissetta hanno ottenuto la sua audizione, in aula, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi.

Di Stefano ha parlato. L’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano ha parlato durante il dibattimento scaturito dall’inchiesta antimafia “Malleus”. A processo, ci sono Massimo e Giacomo Gerbino, Salvatore Di Nicola, Vincenzo Florio, Valerio Longo, Giuseppe Lumia, Salvatore e Roberto Cosentino, Baldassarre Nicosia, Domenico Trespoli, Giuseppe Mangiameli, Davide Pardo, Giuseppe Schembri e Gaetano Smecca. Per Di Stefano, proprio il ricostituito gruppo Rinzivillo si sarebbe finanziato soprattutto per il tramite dello spaccio di droga, riuscendo a controllare diverse piazze della città. Nel corso del suo esame, ha ribadito di essere uscito dal programma di protezione per i collaboratori, ammettendo comunque l’appartenenza degli imputati alla famiglia di cosa nostra. Versione, quella resa in aula dal testimone, che non ha convinto i difensori, pronti al controesame. L’avvocato Flavio Sinatra, nell’interesse dei suoi assistiti, ha invece messo in luce le tante contraddizioni emerse dai racconti di Di Stefano, già condannato per fatti analoghi, richiamando la sua assenza dalla città, durante il periodo di collaborazione con la giustizia. Contestazioni mosse anche dai legali Salvo Macrì, Carmelo Tuccio e Cristina Alfieri. Nel corso dell’udienza, è stato ascoltato uno dei poliziotti che si occupò di una fase delle indagini, lungo l’asse catanese che avrebbe rifornito di droga il presunto gruppo Rinzivillo.

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