L’inchiesta “Inferis”, caduta l’accusa d’estorsione: il fratello del boss chiede la scarcerazione

 
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Gela. Dopo la condanna sia in primo che in secondo grado, chiede di lasciare il carcere. E’ finito al centro dell’inchiesta “Inferis”. Così, la vicenda del sessantottenne Carmelo Sebastiano Alferi verrà valutata dai giudici del tribunale della libertà di Caltanissetta. A marzo, la Corte d’appello nissena lo ha condannato a quattro anni di reclusione, escludendo però la sua partecipazione all’estorsione messa in atto ai danni di un imprenditore locale. Carmelo Sebastiano Alferi, fratello del boss Peppe Alferi, ha già scontato un lungo periodo di custodia cautelare in carcere, praticamente analogo all’ammontare della condanna decisa in giudizio. Il suo difensore di fiducia, l’avvocato Maurizio Scicolone, ha deciso di rivolgersi ai giudici per ottenere una misura alternativa alla detenzione. Il sessantottenne finì al centro dell’indagine “Inferis”, incentrata proprio sulle attività del gruppo mafioso che sarebbe stato guidato da Peppe Alferi, attualmente detenuto sotto regime di 41 bis. Negli scorsi mesi, la difesa si rivolse ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, chiedendo comunque la scarcerazione di Carmelo Sebastiano Alferi, ritenuto in condizioni di salute non adatte a sostenere il regime detentivo. La richiesta, dopo una perizia medica, venne respinta.

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