L’incrocio della morte, via al giudizio civile dopo la terribile fine del diciassettenne Salvatore Scerra: le parti cercano una mediazione

 
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Gela. Le parti dovranno cercare di raggiungere una mediazione

sulle richieste presentate al giudice civile del tribunale Valeria Vincenti.

La morte di Scerra. La decisione è stata assunta dal magistrato. Così, in aula si tornerà solo a fine novembre. Sono stati i familiari del giovanissimo Salvatore Scerra ad agire in giudizio, chiamando in causa il Comune. Il diciassettenne perse la vita nel novembre di tre anni fa. Per lui fu fatale l’impatto tra il suo scooter e un’auto, a ridosso dell’incrocio stradale che congiunge via Venezia e via Tevere, da sempre al centro delle polemiche per l’elevata pericolosità. I familiari di Scerra, con l’avvocato Filippo Di Mauro, chiedono un risarcimento da quasi un milione di euro. Il semaforo in tilt sarebbe stata la causa scatenante di quanto accaduto e per questo motivo il legale della famiglia ha chiamato in causa l’ente comunale, oltre alla compagnia assicurativa e al conducente dell’automobile. L’ente comunale si è costituito con l’avvocato Vincenzo Iannì. L’inchiesta penale, avviata dai magistrati della procura dopo la morte del diciassettenne, è stata archiviata e i familiari della vittima hanno comunque deciso di impugnare il verdetto del gip in Cassazione, con l’avvocato Nicoletta Cauchi. I familiari di Scerra vogliono chiarezza sulle possibili responsabilità alla base di quella terribile morte e anche per questo motivo hanno scelto di non rinunciare al procedimento civile.

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