L’omicidio di Matteo Mendola, le indagini non si sono fermate: scatta un secondo arresto

 
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Il capannone abbandonato dove venne trovato il cadavere di Mendola

Gela. L’omicidio del gelese trentaquattrenne Matteo Mendola, il cui cadavere, ad inizio aprile, venne trovato in un capannone abbandonato nelle campagne della provincia di Novara, nasconderebbe

risvolti ulteriori rispetto a quanto inizialmente emerso.

Un secondo arresto. A confessare l’omicidio è stato Antonio Lembo che, quella notte, si trovava insieme a Mendola. La vittima, da tempo, viveva in provincia di Varese. Negli scorsi giorni, gli investigatori piemontesi e toscani hanno arrestato un secondo uomo, il trentanovenne Angelo Mancino, fermato nella zona di Arezzo. Anche lui si sarebbe trovato in quel capannone e avrebbe avuto un ruolo nell’intera vicenda. Davanti al gip che lo ha interrogato dopo l’arresto, avrebbe ammesso di aver aiutato Lembo, nel tentativo di nascondere il cadavere del giovane ucciso. Stando agli investigatori, quindi, non si sarebbe trattato solo di un diverbio finito male, probabilmente sorto per la spartizione del bottino di alcuni furti. Non viene esclusa neanche la pista di un debito di droga o, comunque, di un eventuale omicidio commissionato. Non a caso, le indagini stanno proseguendo.

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