L’omicidio di Rosaria Palmieri, nel giudizio d’appello a Scudera in aula un altro testimone

 
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Gela. Un altro testimone, chiamato in aula dalla difesa, è stato sentito davanti ai giudici della Corte di Assise d’appello di Caltanissetta.


Un altro testimone in aula. I magistrati sono chiamati a giudicare il cinquantottenne Vincenzo Scudera, già condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della moglie, l’allora ventiduenne Rosaria Palmieri, scomparsa nel nulla trent’anni fa. Per gli investigatori, sarebbe stato Scudera ad ucciderla e a far sparire il corpo, mai più ritrovato. Un omicidio deciso per liberarsi della consorte, dopo aver intrecciato una nuova relazione con la cugina della donna. Ulteriore documentazione verrà acquisita anche alla prossima udienza. Il caso, finito nel dimenticatoio, venne fatto passare, almeno dall’imputato, come una sorta di fuga volontaria della moglie. Le indagini vennero riaperte dai carabinieri del reparto territoriale dopo la segnalazione arrivata dal figlio, oramai residente nelle Marche, che si accorse dell’assenza di qualsiasi denuncia formale sulla sparizione della madre. Per coprire il presunto omicidio, Scudera avrebbe fatto credere a tutti i familiari di aver presentato denuncia di scomparsa. Un punto, in realtà, già contestato dalla difesa in primo grado. Il difensore di fiducia dell’imputato, l’avvocato Flavio Sinatra, ha ottenuto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, con i giudici della Corte di Assise di appello che gli hanno concesso di citare testimoni. Nel procedimento, sono parti civili i familiari di Rosaria Palmeri. In aula, si tornerà a fine giugno.

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