L’8 marzo, Cassarà: “Quando parlano le armi le donne vengono cancellate”

 
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L'avvocato Giovanna Cassarà

Gela. “Siamo donne con il cuore multicolore e i piedi per terra”. Esordisce così l’avvocato Giovanna Cassarà, nella giornata internazionale dedicata alla donna. Il pensiero, in questo 8 marzo, va a quanto sta accadendo in Ucraina, con tanti civili, comprese donne, che sono stati uccisi o che si trovano ad affrontare l’avanzata dell’esercito russo e le bombe. “Siamo confuse, arrabbiate e impotenti, di fronte alla violenta aggressione decisa dal presidente russo Putin – spiega – è l’esibizione di un potere maschile, che vuole cancellare democrazia, libertà e autonomia”. “Le donne, anche in questo contesto – dice – non possono passare sempre e solo per crocerossine. Non vogliamo rimanere senza parole. Non vogliamo che ancora una volta immagini di donne e bambini vengano usate per travolgere, con un’emotività di superficie, la nostra capacità di pensiero critico”. Secondo la professionista, “la guerra non si contrasta con le armi e la violenza”. Servono dialogo e mediazione, mantenendo il tabù delle armi a paesi in guerra. “Stop alle armi – aggiunge – servono dialogo e mediazione”. L’avvocato ha spesso fatto proprie le posizioni espresse a livello nazionale dall’Udi e anche durante la sua esperienza da amministratore ha sostenuto ogni iniziativa in difesa dei diritti delle donne.

“Quando parlano le armi, le donne vengono cancellate e costrette a dimenticare la loro storia personale e collettiva – aggiunge – e arruolate nello stato di necessità”. Spiega ancora che “le armi sono il problema e il nazionalismo non è la soluzione”. “E’ arrivato il momento di iniziare un’altra storia – conclude – con la parola guerra che sarà un termine arcaico, di un linguaggio caduto in disuso”. Mediazione e pace sono le parole di riferimento, in questo 8 marzo, molto diverso dai precedenti.

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