L’8 marzo giorno di partenza per cambiare lo stato di abbandono delle donne

 
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Gela.  “L’otto marzo è un giorno di commemorazione e non di feste goliardiche”. Ad affermarlo è l’assessore all’istruzione Marina La boria nel convegno tenuto ieri al museo archeologico.

Diverse le manifestazioni organizzate per non dimenticare il ruolo centrale che la donna occupa nella società. Il ruolo della donna non può e non deve restare marginale. “ Una giornata all’insegna della riflessione e della full immersion nella cultura- dice l’assessore La Boria-  la nostra attenzione verte oggi non più sulle quote rosa ma sul così detto fifty-fifty, il cinquanta percento di presenza di donne nei posti di governo perché cosi facendo le esigenze delle donne entreranno nelle agende dei politici, questo non è più una mera utopia ma rappresenta un progetto che col tempo si può realizzare”.  Una manifestazione partecipata che ha riempito i locali del museo Archeologico. La donna è stata ricordata in tutte le sue sfaccettature, nel suo essere debole ma anche nell’infinità grandezza di essere madre. Ma c’è chi ha deciso di ricordare in modo diverso questa ricorrenza, non in un luogo che rappresenta i ritrovamenti di altre epoche, bensì nel quartiere in cui vive. Il quartiere Marchitello è stato teatro di una brillante iniziativa che ha visto la folta partecipazione di donne di tutte le età. Non sono mancate le lamentale di molte madri che recriminano lo stato di abbandono in cui versa il quartiere.

“Non vogliamo – dice la portavoce, futura rappresentante di quartiere Carmela Liuzza- che l’amministrazione si ricordi di noi solo per le occasioni. Abbiamo bisogno di un aiuto concreto che duri nel tempo, siamo comunque grate a coloro che hanno promosso l’iniziativa”. Tante, invece, le donne che hanno ricordato questo giorno trascorrendo  la propria serata in qualche locale della città, truccatissime e con tacco 12 per una notte all’insegna del divertimento spensierate e forse ignare che nel lontano 1908 un incendiò ferì mortalmente 129 donne in protesta, per le cattive condizioni in cui erano costrette a lavorare.

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