La banda del “cavallo di ritorno”, Alferi, Trubia e D’Amico non parlano: Iapichello si è difeso

 
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Gli scooter venivano spesso nascosti in un garage a Scavone

Gela. In carcere, davanti al giudice delle indagini preliminari Lirio Conti, hanno scelto di non parlare. I ventunenni Gaetano Alferi e Pasquale Trubia e il venticinquenne Nicola D’Amico, avrebbero fatto parte di un gruppo di giovanissimi, impegnato in un giro di “cavalli di ritorno” e furti, sono stati arrestati dai poliziotti del commissariato. In totale, sono nove gli indagati. Da quanto emerso a conclusione dell’inchiesta, ci sarebbero stati loro dietro a furti di motorini e scooter di ogni tipo, poi restituiti dietro il pagamento di somme di denaro. I mezzi finivano tra le palazzine dello Iacp di Scavone, dove il presunto gruppo aveva allestito una sorta di base logistica. Pasquale Trubia risponde della rapina di dieci biglietti del concerto ‘One Day’. Difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Raffaela Nastasi, Nicoletta Cauchi ed Ernesto Brivido, i tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ad incastrarli, ci sono video registrati dai poliziotti, che li hanno seguiti per circa un anno.

La rapina per i biglietti. Ha risposto, invece, il ventiduenne Ivan Iapichello. Difeso dall’avvocato Davide Limoncello, ha respinto le accuse. Per i poliziotti del commissariato e per i pm della procura, avrebbe preso parte alla rapina ai danni di un giovane, al quale vennero sottratti dieci biglietti per il concerto catanese “One Day”. Sarebbe stato picchiato e colpito anche con un casco. Iapichello, però, ha sostenuto che quei biglietti vennero restituiti. Il giovane che li aveva in prevendita sarebbe stato picchiato perché, almeno inizialmente, avrebbe negato di avere ancora ticket disponibili. La difesa di Iapichello ha già chiesto la revoca della misura cautelare, facendo leva sul fatto che il giovane preso di mira non presentò denuncia. Nelle prossime ore, verranno sentiti anche gli altri indagati.

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