La carta di credito dell’azienda, gli informatori e le auto: i contatti “privilegiati” dei Luca

 
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Gela. I contatti tra gli imprenditori della famiglia Luca e alcuni esponenti delle forze dell’ordine sarebbero stati costanti. Addirittura, per evitare che l’inchiesta “Camaleonte”, allora solo ai primordi, potesse saltare, dai responsabili della squadra mobile di Caltanissetta arrivò l’autorizzazione a passarla ai finanzieri del Gico, che poi l’hanno condotta fino agli arresti degli scorsi giorni. Tutti gli indagati, compresi Salvatore Luca, Francesco Luca e Rocco Luca (attualmente sottoposti a misura cautelare in carcere), davanti al gip hanno negato di essere vicini al gruppo Rinzivillo, anzi si sono detti vittime di richieste estorsive. Per gli investigatori, però, si sarebbe trattato solo di un paravento per coprire i contatti veri, non solo con esponenti della criminalità organizzata ma, appunto, anche con rappresentanti delle forze dell’ordine. Funzionari di polizia avrebbero avuto rapporti privilegiati con i Luca. Come riporta Meridionews.it, il sospetto è che attraverso la compravendita di auto riuscissero ad ottenere denaro dagli imprenditori. L’attenzione degli inquirenti si è concentrata sul funzionario di polizia Giovanni Giudice, indagato. In un caso, avrebbe prima acquistato un’Alfa Romeo, ottenuta dietro il pagamento di circa 9 mila euro, e dopo qualche tempo l’avrebbe rivenduta, sempre ai Luca, ma per un costo superiore, intorno ai 13 mila euro. Gli inquirenti sono arrivati ad individuare spese in un albergo romano, pagate con l’American Express della Lucauto srl, una delle aziende più importanti del gruppo. Giudice, almeno questo ritengono gli inquirenti, avrebbe tenuto informati i Luca anche sull’inchiesta appena partita. Seppur non più in servizio in provincia di Caltanissetta, il funzionario avrebbe avuto la possibilità di “appoggiarsi” ad altri poliziotti della squadra mobile. Il suo contatto sarebbe indagato nella stessa inchiesta.

L’accesso alle banche dati sarebbe avvenuto anche attraverso un rappresentante dei servizi segreti interni. Nella rete degli approfondimenti investigativi, coordinati dai pm della Dda di Caltanissetta, sono finiti riferimenti ad altri funzionari di polizia e a militari della guardia di finanza, alcuni già coinvolti nell’inchiesta “Double face” sul cosiddetto sistema Montante. Giudice, difeso dall’avvocato Giacomo Ventura, è indagato ma non sottoposto a misure cautelari.

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