“La città sta morendo”, la rabbia degli operai della Turco ai presidi: “Da qui non ce ne andiamo”

 
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Uno dei presidi organizzati dagli operai della Turco

Gela. Senza risposte certe, non molleranno i presidi che da due giorni bloccano i principali accessi viari alla raffineria di contrada Piana del Signore. Gli operai della Turco Costruzioni hanno deciso di alzare il tono della loro protesta, che in realtà va avanti da mesi, tra ritardi nei pagamenti e tagli decisi dai manager di una delle aziende più importanti del settore edile dell’indotto Eni. “Da qui non ce ne andiamo – dicono i lavoratori ai presidi – ci stanno togliendo tutte le speranze dopo decenni di lavoro in raffineria. Adesso, non possono dirci di togliere il disturbo come se nulla fosse”. Nonostante le intemperie meteorologiche, con pioggia e vento che continuano a sferzare la città, gli operai si radunano anche all’interno della sala sindacale, a ridosso dello stabilimento di contrada Piana del Signore, e sono pronti ad una nuova notte di mobilitazione. “Oggi, tocca a noi ma domani toccherà agli operai delle altre aziende – dicono – i licenziamenti alla Turco Costruzioni e i cantieri fermi sono una vicenda gravissima. A noi, vogliono impedire di lavorare, ma è la città che sta morendo”. Al momento, non sembrano esserci spiragli nella vicenda, dato che i cantieri di Turco Costruzioni in raffineria sono fermi in attesa delle valutazioni sulla regolarità dei Durc e le altre aziende coinvolte nell’eventuale assorbimento degli operai licenziati non hanno dato ancora certezze. Fino ad ora, sarebbero solo otto gli operai contattati per un’eventuale assunzione, senza contare il dramma nel dramma di almeno sette lavoratori invalidi civili, che di certo si trovano in una posizione ancora più precaria rispetto a quella dei colleghi.

I presidi nelle strade che conducono alla raffineria. A questo punto, i presidi potrebbero estendersi ad altre zone, compresa l’area industriale ex Asi di contrada Brucazzi, dove fanno base diverse aziende impegnate nell’indotto Eni. Ai presidi, ci sono sempre i segretari provinciali di Fillea, Filca, Feneal e Ugl. Francesco Cosca, Francesco Iudici, Dathan Di Dio e Giovanni Abela, insieme a Nuccio Mangione e Francesco Mudaro. I presidi bloccano anche i mezzi pesanti diretti in raffineria e il personale dell’indotto, da ormai due giorni, non fa più ingresso in fabbrica. La protesta è riesplosa dopo l’incontro di mercoledì in prefettura a Caltanissetta, con i vertici di Turco che hanno accettato di ridurre il numero di licenziamenti da quarantuno a trentasei. Allo stesso tempo, però, le aziende che dovrebbero assorbire i licenziati non sembrano intenzionate a fare un passo in avanti, almeno fino a quando non avranno certezze sulle commesse di lavoro, programmate in raffineria e non solo.

3 Commenti

  1. Vi potete fare la casa li, avete voglia di stare fermi li a fare presidio, ormai e finita grazie a Sarò Crocetta l’ultimo samurai VERGOGNA

  2. non stanno chiedendo la solidarietà agli altri lavoratori, stanno imponendo con la forza delle minacce la loro volontà di coinvolgere forzatamente in questa guerra senza speranza, chi non ha colpe.
    perchè non andare sotto casa dell’imprenditore che non è stato capace di essere tale, impedendogli di entrare? che centra la raffineria ed i suoi dipendenti?
    ricordiamoci che siamo chiusi anche per questo, perchè per ogni problema causato da imprenditori\avventurieri, gli operai maltrattati hanno sempre pensato bene di bloccare la raffineria.
    ma attenzione, che oggi non è piu come qualche anno fa, la green refinery è solo un contentino per il territorio, che ha fatto di tutto per convincere l’eni a chiudere, e l’eni stessa non ci sta niente a dire che, non essendo cambiato nulla, gela non ha bisogno della green refinery. non ci vuole niente ad abortire il progetto, e poi tutti ad illudersi che con le bonifiche ci sarà lavoro per 10 anni.
    stiamo rischiando di soccombere tutti.
    questo problema degli edili sarà seguito dai problemi, piu grossi, dei meccanici e dei ponteggiatori. non illudiamoci, in assenza di altri progetti, la green refinery, a regime, darà lavoro a 30-35 persone dell’indotto. bisogna prenderne atto ed organizzarsi… il giocattolo si è rotto.
    ed ora via con le critiche!!!

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