La corsa al candidato “congelata” dal Tar, poche idee e il fantasma di un altro fallimento

 
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Gela. Il ricorso…blocca tutto. Partiti e “papabili” candidati si guardano bene intorno e non si sbilanciano, almeno fino a quando i giudici del Tar non si pronunceranno sull’azione giudiziaria avviata dall’ex sindaco Domenico Messinese, che ha deciso di contestare la mozione di sfiducia che il 7 settembre l’ha messo alla porta, con due anni d’anticipo. Senza certezze su quanto accadrà nell’aula del tribunale palermitano, anche le trattive sono ferme. Poche, pochissime riunioni ufficiali e chi sta lavorando per convincere alleati e possibili sostenitori per ora rimane in attesa. Se i giudici del Tar accogliessero la richiesta di sospensiva avanzata dal legale dell’ex sindaco, tutto lo scenario cambierebbe nell’arco di poche ore, con Messinese di nuovo in sella e i consiglieri ancora tra gli scranni dell’assise civica. Ma il ricorso presentato dall’ex grillino non è l’unica incognita di questa fase. I gruppi politici che puntano concretamente a prendersi il municipio devono anche risolvere le tante, troppe, rivalità interne. Non sarà facile per i grillini, così come per i dem e gli esponenti dell’alleanza di centrodestra (sempre che rimanga in piedi). Tanti puntano ad un posto in municipio e fare sintesi è impresa ardua, almeno in questa fase. Se i grillini riescono a lavare i panni sporchi in casa, senza dare troppo nell’occhio, nelle stanze delle poche segreterie di partito rimaste in città, la situazione è decisamente più complicata. Il Pd del segretario cittadino Peppe Di Cristina dovrà decidere se sdoganare definitivamente l’idea delle grandi alleanze oltre i partiti oppure tentare una corsa solitaria (magari insieme a qualche cespuglio del fu centrosinistra cittadino), senza dimenticare che esponenti della prima ora potrebbero pretendere di non essere messi da parte. Nel centrodestra, tanto dipenderà dall’esito della “guerra” interna scoppiata in Forza Italia, dove ancora non si è capito a chi tocchi decidere le strategie, mentre a Palermo il coordinatore regionale Gianfranco Miccichè dialoga con il dem Davide Faraone. I fedelissimi di Nello Musumeci, dopo aver tentato di evitare la fine anticipata dell’esperienza Messinese, sono tra i più attivi e aspettano risposte da quelli che dovrebbero essere i possibili alleati.

Nel centrodestra locale, ormai, è una corsa a chi arriva prima e al gruppo dovrebbero unirsi anche quelli che sono usciti dai partiti, compreso il movimento organizzato negli ultimi tempi dall’ex forzista Raffaele Carfì e dall’ex dem Giuseppe Licata, senza dimenticare l’incognita leghista (per ora sottoposta ai veti di comunicazione che arrivano sia da Caltanissetta che da Palermo). Nel gruppone, ci sono pure gli esponenti di Fratelli d’Italia che se le cose dovessero andare male nei rapporti con gli eventuali alleati, potrebbero decidere di correre da soli, mettendo al bando strane alleanze dell’ultimo momento. Le strategie sono confuse e il ricorso dell’ex sindaco le ha rese ancora più fumose. Partiti e movimenti sono a caccia di idee e devono scegliere candidati. Il cambiamento dell’ex giunta Messinese è stato un flop e il rischio di altri fallimenti politici è ancora dietro l’angolo, in una città che segna i minimi storici in quasi tutti i settori. Si cercano programmi e si cercano candidati, in attesa di chi sappia veramente amministrare.

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