“La droga nell’auto per incastrare Timpanelli”, confermata la condanna a Tribulato

 
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Gela. Mezzo chilo di hashish nascosto nel passaruote della sua automobile, ma solo per incastrarlo. Anche i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno confermato la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione che due anni fa il giudice del tribunale di Gela ha imposto al faccendiere siracusano Biagio Tribulato. Avrebbe preso parte al piano per far arrestare Domenico Timpanelli, un insegnante con attività anche nel settore del turismo. La droga venne ritrovata proprio nel passaruote della sua automobile, parcheggiata a ridosso di un’abitazione a Macchitella, dove l’insegnante vive. I giudici di primo e secondo grado hanno confermato che quella fu solo una macchinazione. La procura generale ha chiesto e ottenuto la conferma del verdetto di condanna. Già in primo grado era emerso che la droga fu appositamente collocata per incastrare Timpanelli. Da tempo, chiedeva la restituzione di circa 250 mila euro, soldi consegnati all’assicuratore Vincenzo Acciaro che avrebbe dovuto rinvestirli. Da lì, però, prese piede una vicenda contornata anche dalla figura del faccendiere siracusano, che avrebbe avuto contatti con il tenente della guardia di finanza Paolo Salemi. Mentre i finanzieri organizzavano un servizio d’osservazione sotto l’appartamento di Timpanelli a Macchitella, la cella telefonica di Tribulato, così come emerso nel corso dell’inchiesta, veniva intercettata in via Ravenna, a pochissima distanza. Le celle telefoniche che consentirono di ricostruire gli spostamenti dell’imputato, la notte precedente al ritrovamento della droga permisero di intercettare frequenti contatti con il tenente della guardia di finanza, allora in servizio in città.

Furono i finanzieri qualche ora dopo a mettere a segno il blitz antidroga. La posizione del militare è stata archiviata dal giudice delle indagini preliminari del tribunale. La difesa di Tribulato, sostenuta dall’avvocato Carmelo Tuccio, ha cercato di fornire una versione diversa da quella emersa nel corso delle indagini, ma senza convincere i giudici d’appello. Timpanelli è parte civile nel procedimento e il suo legale di fiducia, l’avvocato Vincenzo Ricotta, ha chiesto la conferma del verdetto di condanna. Proprio il difensore ha sempre sostenuto che l’insegnante sia stato vittima di un piano ben orchestrato, al punto da arrivare al suo arresto. Le accuse contro Timpanelli però caddero e iniziarono gli approfondimenti per accertare quanto era accaduto. Il legale ha inoltre sottolineato gli enormi danni personali e economici subiti dal suo assistito, che venne descritto come uno spacciatore di droga. Gli è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni. Tribulato invece non ha mai partecipato al giudizio.

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