La fabbrica Eni paralizzata dai blocchi, Amarù: “Questa situazione non può perdurare”

 
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Gela. I presidi alle strade di accesso della raffineria Eni di contrada Piana del Signore e il fermo delle attività in fabbrica, adesso preoccupano gli imprenditori di Sicindustria. Gli operai di Turco Costruzioni sono in protesta, con trentasei licenziamenti sulle spalle e stipendi arretrati da mesi. Il presidente degli industriali nisseni Rosario Amarù lancia l’allarme. “Ristabilire nel più breve tempo possibile le condizioni idonee allo svolgimento delle attività industriali – dice – così da evitare di compromettere il percorso di riqualifica del territorio realizzato sino ad ora, mettendo in difficoltà le imprese che operano nell’indotto Eni di Gela”. Per gli industriali, quindi, i presidi starebbero danneggiando tutte le altre aziende dell’indotto. “Imprese e famiglie sono le due facce di una stessa medaglia – dice – ed è per questo che tutelare le prime significa assicurare il reddito alle seconde. In questi anni di crisi profonda molte imprese dell’indotto Eni hanno reagito al cambiamento senza arrendersi e questo è un merito che non può non essere riconosciuto. Ma ogni sforzo rischia di essere vanificato se lavoratori e imprese non remano dalla stessa parte. Questa situazione non può perdurare perché metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa delle imprese e con esse il futuro dei lavoratori. A causa dei blocchi, infatti, le imprese non possono ad oggi realizzare le attività programmate e non sono nella condizione di rispettare gli impegni assunti”.

Gli imprenditori chiamano la Regione. Anche le aziende di Sicindutria sono state chiamate più volte ai tavoli di confronto, nel tentativo di comprendere se vi fossero le possibilità di assorbimento degli operai licenziati. Allo stesso tempo, Amarù chiede che si sblopcchi l’iter dell’accordo di programma. “Dalla firma del Protocollo di Intesa per il rilancio dell’area di Gela, Sicindustria non ha lesinato energie per il futuro delle aziende e quindi dei lavoratori – conclude – ed è questo che continueremo a fare nell’interesse di tutti. A questo punto occorre un intervento deciso della Regione per far partire il programma di rilancio del territorio attraverso
la firma dell’accordo di programma, il riconoscimento di Gela quale ‘Area di crisi complessa’, il progetto di riqualificazione della Raffineria come polo green e la riqualificazione del personale. Ulteriori investimenti potrebbero derivare dalle azioni degli enti locali per le attività di riqualificazione urbana. Gli strumenti ci sono tutti, ma bisogna renderli operativi per rendere questa parte unica di Sicilia un posto sempre più attrattivo e appetibile per nuovi investimenti vista anche la sua posizione geografica nel Mediterraneo”. Intanto, i presidi continuano, nel silenzio di tante istituzioni.

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