La Fillea: la situazione economica è peggio del periodo di Tangentopoli

 
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Gela. Vi è una vertenza nazionale della FILLEA CGIL e della confederazione che punta a far uscire dalla crisi il settore edile attraverso l’avvio delle infrastrutture.

“Dalla provincia di Caltanissetta e dall’intera regione siciliana non possiamo che rafforzare questa vertenza – continua – aumentandone le motivazioni e argomentandole, insomma dicendo la verità senza fare sconti a nessuno sui livelli di responsabilità”.

“Vogliamo partire da GELA? Una città isolata per l’assenza di infrastrutture, che vanno da autostrade a scorrimenti veloci, dalla linea ferroviaria alla riduzione delle corse nei trasporti finanziati dalla Regione siciliana, dalla crisi dell’industria petrolchimica all’inversione delle strategie industriali ENI che hanno inginocchiato l’indotto che vive per metà anno pagato dallo Stato tra cassa integrazione, contratti di solidarietà e mobilità.

Sulla vicenda ENI è bene annunciare che la FILLEACGIL, congiuntamente alla confederazione CGIL, così come ribadito in decine di riunioni di organismi dirigenti a partire dai direttivi, non parteciperà ai funerali dell’indotto, né siamo disposti a pensarla come chi, dietro la motivazione che l’indotto è fatto da troppi operai rispetto al carico d lavoro, vuole liberarsene come se gli operai non fossero uomini e donne con storie personali e dignità da preservare sempre a partire dal luogo di lavoro.

La situazione di crisi che vive il mondo del lavoro non è generata e prodotta dalla presenza di troppe regole ma della loro assenza. La soluzione, cosi come sostienela CGIL, non è abbassare ancora di più la qualità del lavoro, i diritti e le tutele dei lavoratori, come vorrebbe il Governo con le modifiche all’art.18. La FILLEA CGIL, ad iniziare dalla provincia di Caltanissetta, rivendica l’adeguata assunzione di responsabilità sulle scelte che ognuno compie.

Facile fra qualche anno addossare la colpa ad alcune scelte del passato, domani il passato sarà rappresentato da chi oggi, a tutti i livelli anche politici, sta consentendo a soggetti industriali come l’ENI di fare nel e del nostro territorio ciò che vuole”. “Una domanda su tutte, dal 2008 l’ENI parla di investimenti. Ciò dovrebbe portare sviluppo ed invece si va indietro.

Per rendersene conto è sufficiente guardare il numero dei lavoratori dell’indotto, delle cooperative gelesi in crisi, delle buste paga e modelli CUD dei lavoratori.Ma sviluppo non significa crescita? Qualcuno ci vuole prendere in giro, scopriremo chi e con quali complici sociali”.

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