La green refinery?…forse nel dicembre 2018: il paradosso, “manca ancora il nulla osta dai beni culturali per lo steam reforming”

 
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Immagini di repertorio

Gela. Il cronoprogramma originario è ormai un ricordo, relegato

al protocollo d’intesa del novembre di tre anni fa.

Tempi lunghi. “Gli impianti della green refinery, se non ci saranno altri inconvenienti di percorso – dice il segretario provinciale della Uiltec Maurizio Castania – dovrebbero partire a regime dal dicembre 2018”. I tempi si dilatano e non saranno certamente brevi. “Onestamente, aspettiamo ancora che dal Ministero dello sviluppo economico – spiega il segretario provinciale delle Femca Cisl Franceco Emiliani – indichino una data certa. Era stata promesso un vertice, necessario a stilare il cronoprogramma definitivo per gli impianti di raffineria”. La traumatica riconversione a green decisa dai vertici Eni non è certamente facilitata né da una burocrazia chiaramente elefantiaca né da una politica piuttosto ondivaga, perse tra uffici e competenze varie. “Non abbiamo ancora alcuna notizia sull’autorizzazione che dovrebbe essere rilasciata dall’assessorato regionale ai beni culturali – dicono Castania, Emiliani e il segretario provinciale della Filctem Cgil Gaetano Catania – è un passaggio essenziale nel processo di realizzazione dell’impianto steam reforming. A settembre, dovranno esserci risposte, altrimenti tutto ritorna in discussione”. Ritardi che vengono contestati anche da Andrea Alario, segretario provinciale dell’Ugl chimici. “Stanno diventando quasi consuetudini – ammette – non possiamo permetterci che tutto questo vada ulteriormente a rallentare un percorso che già non rispetterà i tempi stabiliti”.

Poche certezze su Enimed. In raffineria, intanto, i primi cantieri, seppur a scartamento ridotto, comunque stanno consentendo di occupare una parte dell’indotto metalmeccanico ed edile, difficoltà di non poco conto, invece, vengono affrontate dai lavoratori elettrostrumentali. Il vero punto interrogativo, anche per i sindacati, si chiama Enimed e, più in generale, up stream, ovvero il settore dell’esplorazione e dell’estrazione. “La produzione è drasticamente calata – conclude Castania – Eni ha dirottato l’investimento della piattaforma Prezioso K sulla base a terra. Il progetto Argo, però, è ancora in fase embrionale. Per questo motivo, chiederemo ai manager dell’azienda quali siano le loro intenzioni rispetto alla produzione in città”.

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