La mafia dei contribuiti agricoli, nelle carte tanti terreni locali: scoperti anche timbri Agenzia Entrate

 
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Gela. Gli investigatori che hanno messo a segno il recente maxi blitz “Nebrodi” sono convinti che dietro al vorticoso giro da milioni di euro sui contribuiti agricoli ci fosse l’ombra lunga della mafia, capace di controllare una rete di truffe che consentiva di incassare i soldi dell’Unione Europea. In realtà, venivano ottenuti senza averne diritto. Documentazione aggiustata, terreni intestati a società inesistenti o non più attive, ma anche a proprietari già morti e in alcuni casi nati prima del 1900. Un presunto sistema, che fruttava cifre pesanti, e che si sarebbe esteso a diverse aree della Sicilia, anche se il fulcro di riferimento era appunto quello della zona dei Nebrodi. Dalle carte dell’inchiesta, portata avanti da finanzieri e carabinieri del Ros, emerge la forte presenza di casi che toccano anche Gela. Nel corso delle indagini, sono stati sequestrati timbri degli uffici locali dell’Agenzia delle Entrate, scoperti in un Centro di assistenza agricola di Catania. Sono parecchi i terreni che ricadono sul territorio locale e che venivano usati per incassare contributi dell’Unione Europea, anche all’insaputa di chi poi si ritrovava ad essere indicato come proprietario. Sono emersi contratti di acquisto o di affitto, appositamente falsificati. Il tramite erano società di comodo, anche non più attive. Tra i tanti intestatari dei terreni locali, spesso inconsapevoli, sono emersi i dati anagrafici di un presunto proprietario, nato nel 1885, quindi chiaramente non più in vita. In altri documenti, invece, si è appurato che ad incassare i contributi, in realtà controllati dai vertici della presunta organizzazione, sarebbe stato un bracciante gelese, nato nel 1910 e morto nel 1994. Truffe che sarebbero state realizzate soprattutto grazie al lavoro di funzionari dei Centri di assistenza agricola, considerati a disposizione dell’organizzazione.

Sarebbero stati loro ad istruire le pratiche, sapendo che società e presunti proprietari o affittuari, in realtà non esistevano oppure erano già deceduti. C’erano anche terreni occupati oppure rientranti nel patrimonio immobiliare di enti pubblici. Tra Gela, Butera e Niscemi, sarebbe stato forte l’interesse dell’organizzazione, che intanto continuava a fare profitti, da trasferire successivamente su conti esteri.

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