La mafia faceva pressione su piccoli imprenditori edili, confermate le condanne per Billizzi e Maganuco

 
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Gela. Una serie d’estorsioni messe a segno, per conto dei clan, ai danni di piccoli imprenditori della città.

Condanna anche per il collaboratore Billizzi. I giudici della Corte di cassazione, adesso, hanno confermato le condanne ai danni del collaboratore di giustizia Carmelo Billizzi e dello stiddaro Enrico Maganuco. Per Billizzi sono stati confermati due anni e quattro mesi di reclusione. Quattro anni e dieci mesi, invece, per Maganuco. Le famiglie mafiose avrebbero raggiunto un accordo per evitare contrasti anche sul piano della spartizione del territorio. Annullamento con rinvio, invece, per l’altro imputato Giovanni Di Dio. In appello, venne condannato a un anno e sei mesi di detenzione. I magistrati di cassazione, invece, hanno sottolineato come l’entità di quella decisione fosse errata e, quindi, il caso di Di Dio verrà nuovamente affrontato in secondo grado. Le prime condanne per i tre scattarono nel marzo di sei anni fa. Fu il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta a disporre la condanna a quattro anni e sette mesi per Billizzi, due anni e due mesi per Di Dio e quattro anni e dieci mesi nei confronti di Maganuco. Condanne che vennero ridotte in appello salvo che nel caso di Enrico Maganuco, per anni leader del gruppo della stidda locale. Nel procedimento, si sono costituiti parte civile anche i legali della Federazione antiracket italiana che hanno ottenuto il riconoscimento al risarcimento dei danni subiti.

Piccoli imprenditori edili al centro delle richieste. Le imposizioni sarebbero state esercitate per diversi anni. Chi non pagava, rischiava di subire ritorsioni alle rispettive attività economiche. Furono gli investigatori ad alzare il velo su quei fatti anche a seguito delle dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia. Adesso, è arrivato il verdetto definitivo dei giudici di cassazione. L’unico caso aperto rimane quello di Giovanni Di Dio per il quale sarà necessario rideterminare la pena a fronte delle indicazioni arrivate dai giudici di cassazione. L’interesse dei clan si sarebbe concentrato soprattutto intorno al settore dei cantieri edili.

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