La mafia nell’elezione di Francesco La Rosa, in carcere gli interrogatori: Ficarra e Spatola non parlano, Alesci si è difeso

 
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Gela. Dopo il blitz degli scorsi giorni e il terremoto politico istituzionale che ha scosso Niscemi,

sono iniziati gli interrogatori degli arrestati nell’inchiesta “Polis”. 

Gli interrogatori in carcere. Per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta e per i poliziotti della mobile nissena e dei commissariati di Niscemi e Gela, l’elezione di cinque anni fa dell’ex sindaco Francesco La Rosa sarebbe stata favorita dai voti fatti confluire da cosa nostra, con il presunto avallo dei boss Giancarlo Giugno e Alessandro Barberi. In carcere, a Caltanissetta, davanti al gip, si sono presentati Salvatore Ficarra, Francesco Spatola e Francesco Alesci. Nei loro confronti, i magistrati hanno emesso misure di custodia cautelare in carcere. Salvatore Ficarra e Francesco Spatola, cognati di Alessandro Barberi, hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Difesi dagli avvocati Flavio Sinatra e Francesco Spataro, hanno comunque dichiarato di essere del tutto estranei alle vicende alla base dell’indagine “Polis”. Ha invece parlato Francesco Alesci. Il quarantottenne, considerato un presunto factotum agli ordini di Giancarlo Giugno e di Alberto Musto, ha risposto alle domande del giudice delle indagini preliminari e del pm. Difeso dall’avvocato Gino Ioppolo, ha escluso un suo coinvolgimento nella presunta dazione di voti, secondo gli investigatori convogliati sul nome del giovane Carlo Attardi, gelese eletto in consiglio comunale nella lista di La Rosa e, successivamente, nominato assessore. Nei prossimi giorni, sono già in programma gli interrogatori di altri indagati. 

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