La mafia nelle elezioni a Niscemi, in appello ridotta condanna a Ficarra

 
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Uno degli incontri di Giancarlo Giugno monitorato dagli investigatori

Gela. In base alle accuse, l’elezione dell’ex sindaco di Niscemi Francesco La Rosa sarebbe stata “spinta” da Cosa nostra. E’ uno dei pilastri delle contestazioni, alla base dell’inchiesta “Polis”, che ha portato a processo anche l’ex primo cittadino. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, nelle scorse ore, hanno emesso una decisione di condanna nei confronti di uno dei coinvolti, il quarantottenne Salvatore Ficarra. I magistrati nisseni hanno in parte accolto il ricorso del difensore, l’avvocato Francesco Spataro. Alla fine, è stata emessa una decisione di condanna a quattro anni e otto mesi di reclusione, a fronte dei sei anni e otto mesi, imposti invece al termine del giudizio abbreviato dal gup del tribunale nisseno. L’imputato è ritenuto parte integrante del gruppo di Cosa nostra che avrebbe avuto in Giancarlo Giugno (a sua volta a giudizio per questi fatti) e nel gelese Alessandro Barberi (non coinvolto nell’inchiesta) i due punti di riferimento. Sarebbe stato deliberato il sostegno elettorale a La Rosa e al gruppo politico che poi riuscì a prendere il municipio. Parte civile è il Comune di Niscemi, rappresentato dall’avvocato Massimo Caristia, che ha chiesto la condanna dell’imputato.

Nel troncone processuale principale, che si tiene davanti al collegio penale del tribunale di Gela, sono imputati Francesco La Rosa, Carlo Attardi, Giuseppe Attardi, Francesco Spatola, Salvatore Mangione, Francesco Alesci e Giuseppe Mangione.

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