La presunta banda di Sant’Ippolito scoperta con il blitz “Praesidium”, dopo le condanne via all’appello

 
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L'operazione tra le strade di Sant'Ippolito

Gela. Una presunta banda capace di mettere a segno furti e danneggiamenti, anche con il fuoco. Particolari emersi dall’inchiesta “Praesidium” che hanno condotto negli scorsi mesi a diverse condanne pronunciate dal gup del tribunale Lirio Conti. Quelli che gli investigatori ritengono i possibili capi del gruppo hanno tutti scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Le difese hanno impugnato i verdetti e ad inizio gennaio saranno i giudici della Corte d’appello di Caltanisetta a valutare le loro posizioni. I pm della procura e i poliziotti del commissariato hanno concentrato le loro attenzioni su quanto accadeva tra le strade del quartiere Sant’Ippolito. Sarebbe stata proprio questa zona la base logistica degli imputati, usata anche per lo spaccio di droga. In primo grado, sono state pronunciate pesanti condanne. Sette anni e tre mesi di reclusione a Paolo Melilli, sei anni e dieci mesi a Giovanni Canotto, sei anni a Carmelo Meroni, cinque anni e otto mesi a Giuseppe Giaquinta e quatto anni e due mesi per Marzio Smorta. La condanna è stata emessa anche nei confronti di Niculai Cozma, un cittadino di nazionalità romena.

Sono ritenuti responsabili di decine di furti in abitazioni private e attività commerciali della città. Nel corso dell’inchiesta sono stati ricostruiti episodi di danneggiamento, a cominciare dall’incendio di auto. Saranno i giudici d’appello a valutare i ricorsi presentati dalle difese. Gli imputati sono rappresentati dagli avvocati Giacomo Ventura, Salvo Macrì, Mariella Giordano, Giusy Ialazzo e Giuseppe Fiorenza.

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