La rete dei “cavalli di ritorno”, i soldi in cambio dei motocicli rubati: cinque a processo

 
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Gli scooter venivano spesso nascosti in un garage a Scavone

Gela. Ci sarebbero loro dietro ai cavalli di ritorno imposti dopo diversi furti di motocicli e alla rapina subita da un giovane. Sono cinque gli imputati rinviati a giudizio, tutti coinvolti nell’inchiesta “Cavallo di ritorno”, condotta dai pm della procura e dai poliziotti del commissariato. I mezzi rubati finivano in una sorta di base logistica, tra le palazzine popolari di Scavone. Chi voleva riaverli doveva pagare le somme chieste. A processo il prossimo aprile dovranno presentarsi Pasquale Trubia, Giovanni Di Maggio, Emanuele Ferrigno, Salvatore Alma e Salvatore Lignite. Il giudice dell’udienza preliminare Paolo Fiore ha accolto le richieste dei pm della procura. Hanno invece scelto di essere giudicati con il rito abbreviato altri presunti componenti del gruppo scoperto dagli investigatori, si tratta di Gaetano Alfieri, Nicola D’Amico, Mirko Dammaggio e Ivan Iapicchello. I loro difensori hanno optato per un rito alternativo e sarà proprio il gup ad emettere il verdetto.

Al termine dell’indagine, sono stati ricostruiti diversi furti con annessi cavalli di ritorno. Alcuni dei coinvolti avrebbero anche aggredito un giovane, rapinato dei biglietti per un concerto in programma a Catania. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Carmelo Tuccio, Salvo Macrì, Raffaela Nastasi, Ernesto Brivido, Nicoletta Cauchi e Irene Di Dio.

1 commento

  1. Spero che la giustizia faccia il suo percorso. Anno rovinato la città di gela e tutti questi anni abbiamo subito questi furti.Magari uno aveva un motorino per andare ha lavorare, e questi delinquenti si divertivano a rubare. spero che la magistratura li condanni giustamente, e non li lascia fuori dal carcere!!!

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