La sanatoria del capannone e la pratica “sospetta”, Mauro si difende: “Firmai nel rispetto delle norme”

 
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Gela. Si è difeso e ha escluso qualsiasi forzatura, eventualmente destinata a favorire l’approvazione della sanatoria, che permise il cambio di destinazione d’uso di un capannone, lungo la Gela-Catania. L’immobile, inizialmente a destinazione agricola, divenne poi di tipo commerciale. L’ex direttore generale del Comune, l’ingegnere Renato Mauro, ha risposto alle domande del suo legale di fiducia, l’avvocato Giacomo Ventura, e a quelle del pm della procura, il sostituto Luigi Lo Valvo. Mauro è a processo, davanti al collegio penale del tribunale, insieme a Giovanni Romiti, vertice della società Politecnica, al tecnico Ignazio Russo e al proprietario della struttura Piero Bruscia. Per i magistrati, ci sarebbero state irregolarità nella gestione di quella pratica, con un intervento diretto dell’ex dirigente del municipio. “La concessione istruita dalla società Politecnica – ha detto – era quella prevista dalle norme sul condono e per questo motivo ho firmato la sanatoria per il cambio di destinazione d’uso”.

L’ex dirigente del municipio ha parlato di un “pasticcio degli uffici tecnici” del Comune, che avrebbe generato una sorta di confusione burocratica su quella pratica di sanatoria. “I tecnici si pronunciarono sull’agibilità – ha proseguito l’imputato – senza prima valutare l’aspetto del condono del 2004”. Il pm Lo Valvo ha però contestato la ricostruzione fornita da Mauro, ricordando i diversi pareri negativi, che invece erano già stati formulati dai tecnici dell’ente. Mauro ha risposto anche alle domande degli altri legali presenti in aula, gli avvocati Giovanni Bruscia e Giuseppe Scozzari.

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