La “scalata” al clan di Davide Pardo, in Cassazione chiesto il rigetto del ricorso: in appello la condanna venne ridotta

 
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Gela. Il ricorso della difesa va respinto, da accogliere invece

quello della procura generale di Caltanissetta.

La condanna ridotta in secondo grado. Sono queste le richieste avanzate nel caso del trentaseienne Davide Pardo. Per il tramite del suo legale di fiducia, l’avvocato Cristina Alfieri, Pardo si è rivolto ai giudici romani della Corte di Cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza che, un anno fa, l’ha condannato ad otto anni e mezzo di reclusione. Pardo finì al centro dell’indagine “Fabula”, incentrata sulla riorganizzazione della famiglia mafiosa dei Rinzivillo. Gli veniva contestata anche la disponibilità di armi. In primo grado, Pardo venne condannato a sedici anni. In secondo grado, davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, la difesa riuscì ad ottenere una notevole riduzione della condanna. Per il difensore, Pardo non avrebbe avuto un ruolo nella riorganizzazione del clan. Inoltre, è stato messo in dubbio il collegamento tra l’imputato e il traffico di droga. I magistrati della Corte di appello nissena, alla fine, hanno proprio escluso l’aggravante legata allo spaccio di droga, decidendo la riduzione. In base alla ricostruzione dei magistrati della Dda nissena, invece, Pardo si sarebbe contrapposto alle possibili ambizioni dello zio, l’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano, già condannato per gli stessi fatti, che a sua volta avrebbe voluto conquistare la leadership del clan mafioso.  In Cassazione, però, la procura generale ha chiesto di rivedere il giudizio di secondo grado, soprattutto rispetto alla riduzione della condanna. La decisione verrà emessa entro le prossime ore.

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