L’accordo di programma è fermo, i chimici della Uiltec: “La monocommittenza Eni non basta più”

 
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Gela. Neanche la richiesta ufficiale, firmata sia dai sindaci dei comuni che ricadono nell’area di crisi complessa sia dai sindacati, sembra aver sortito effetti. Dell’accordo di programma, che dovrebbe tracciare la linea degli investimenti alternativi a quelli di Eni, soprattutto in città, non si sa molto. Il grande punto interrogativo è l’ammontare del finanziamento che dovrebbe essere elargito dalla Regione. Per ora, il presidente Nello Musumeci non si è sbilanciato, mentre da Palermo dovrebbe arrivare un primo stanziamento da dieci milioni di euro, certamente ben poca cosa. Sindaci e rappresentanti sindacali, nelle scorse settimane, hanno inoltrato una sorta di appello pubblico alla presidenza della Regione. Una questione che è stata rilanciata durante il congresso della Uiltec, della macroarea sud est. A Siracusa, c’erano i vertici dei chimici della Uil, compreso il segretario generale aggiunto Maurizio Castania. Il messaggio che arriva dal sindacato è piuttosto esplicito, bisogna fare in fretta. “In merito alla situazione dell’Area di crisi complessa del territorio di Gela – scrivono i sindacalisti nel documento finale – è indispensabile che si sviluppi concretamente l’accordo di programma, con finanziamenti certi e con una politica attenta alla riqualificazione del mondo del lavoro, attraverso corsi di formazione mirati all’inserimento dei lavoratori nelle nuove attività produttive”.

L’accordo di programma vuoto. Insomma, servono i finanziamenti per assicurare supporto anche a settori diversi da quello industriale. Di soldi, però, fino ad ora, se ne sono visti ben pochi, mentre la riconversione a green della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore continua a mietere tagli occupazionali. “È palese che l’iniziativa sviluppata con il protocollo di intesa del 6 novembre 2014, firmato al Ministero dello sviluppo economico, con le iniziative dell’Eni sul territorio, se pur importanti – si legge ancora nel documento – è insufficiente a far fronte all’esigenza lavorativa del comprensorio e pertanto se non si creano le condizioni per attività collaterali, diverse dalla monocommittenza dell’Eni, si rischia di aumentare la crisi occupazionale già fortemente presente”. Anche tra i chimici si fa sempre più forte la consapevolezza che il solo protocollo per la riconversione green non basta, soprattutto se non accompagnato dagli investimenti nel settore dell’upstream e da quelli previsti per l’area di crisi complessa, proprio attraverso l’accordo di programma, che al momento assomiglia ad una scatola vuota, che la stessa amministrazione comunale porta in giro per l’Italia, senza troppi risultati. Al congresso della Uiltec hanno partecipato tutti i vertici della sigla. C’erano, tra gli altri, il segretario generale nazionale dei chimici Paolo Pirani, quello del settore industria regionale Salvatore Pasqualetto, il segretario generale della Uil di Siracusa-Ragusa-Gela Stefano Munafò e il segretario generale regionale Uiltec Emanuele Sorrentino.

5 Commenti

  1. Scusate ma i sindaclisti(tutti i sindacati importanti CGIL Cisl e UIL quando avete firmato il protocollo insieme all ora Sindaco non l avevate capito che si perdevano posti di lavoro?la verità è che i Sindacati ormai a Gela, secondo me non rappresentano più nessuno!

  2. Per completare quanto perfettamente illustrato. Anche se tragico. Livorno. Dichiarata ‘area di crisi complessa’ nello stesso periodo in cui venivano siglati i protocolli per Gela, ebbene, nel 2016 riceve 10 milioni di € di finanziamenti dallo Stato. e Contemporaneamente 5 milioni di € dalla Regione Toscana. Quando si parla di Sicilia in generale e di Gela in particolare, ogni iter è indefinito, indefinibile, irraggiungibile. Perché? Supposto vengano contro le istituzioni centrali, perché vengono contro anche quelle locali? Ce la faremo a risollevarci. Il popolo di Sicilia merita un riscatto. Di quello vero. Ma il riscatto deve essere per tutti.

  3. Aspettate tutti che Eni dichiari i dati sulla produzione e sul personale intanto chiudono pozzi, la produzione cala di giorno in giorno e le persone vengono chiamate, convinte e invogliare ad andarsene…….. con questo metodo hanno chiuso la Raffineria di Gela trasferendo più di 800 lavoratori del diretto e lasciando con il culo per terra tutto l’indotto uccidendo Gela e tutti i suoi Cittadini,anche quelli che credevano che senza la Raffineria si sarebbe sviluppato turismo e ricchezza. Il paese si svuota, il valore degli immobili si è dimezzato e i negozi chiudono, rimarrà solo chi ha un minimo di patrimonio da difendere.

  4. Possiamo iniziare a buttare giù pure le case, come ci e finita peggio degli immigrati almeno a loro gli pagano tutto, grazie politici e sindacati, povera Gela povera Sicilia a questo punto che signore ci aiuti, saluti a tutti

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