Le accuse di stupro, parla la sorella di una giovane: “Tre la portarono via”

 
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Gela. “Avevo ancora in mano i sacchetti della spesa e, in un istante, mi accorsi che la trascinavano dentro ad un’auto nera”. In aula, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni, ha parlato la sorella di una giovane, che sarebbe stata vittima di abusi sessuali da parte di tre suoi coetanei, adesso tutti a processo. “L’auto si allontanò ad alta velocità – ha spiegato ancora la donna – cercai aiuto dai vicini di casa. Ho tentato di contattarla telefonicamente, ma non rispondeva. Ricordo che, ad un certo punto, al suo telefono rispose, credo, uno dei tre e mi disse “che cazzo vuoi!”. La giovane, che come ha confermato la sorella convive con una grave disabilità mentale, venne ritrovata dai carabinieri nella zona di via Dell’Acropoli. Era a bordo dell’auto, insieme ai tre che l’avrebbero condotta in una strada isolata e poco battuta.

Le ecchimosi alle cosce. “Alla fine, mi contattarono i carabinieri – ha spiegato ancora – e arrivai sul posto. A causa della rabbia, avrei voluto scagliarmi contro quelli che si erano divertiti con mia sorella”. Per le difese degli imputati, sostenute dagli avvocati Calogero Giardina, Mariella Giordano e Arturo Carrabino, la versione resa in aula dalla testimone, però, contrasterebbe con quanto dichiarato dalla donna nel corso delle indagini, quando avrebbe sostenuto di essersi trovata in casa, insieme alla sorella, poi improvvisamente sparita. A rispondere alle domande del pm Mario Calabrese, sono stati anche il direttore sanitario dell’ospedale Vittorio Emanuele e la ginecologa che effettuò i primi accertamenti, dopo l’arrivo della giovane al pronto soccorso. Dagli accertamenti condotti, sarebbe emersa la presenza di “lievi ecchimosi alle cosce” che, per l’accusa, sarebbero comunque compatibili con la presunta violenza sessuale subita.

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