Le accuse di voto di scambio, tra gli indagati c’era il consigliere Antonio Torrenti: si va verso l’archiviazione

 
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Gela. Un’indagine avviata all’indomani delle consultazioni elettorali che consentirono ad Antonio Torrenti, allora candidato nella lista del Megafono, di ottenere un posto in consiglio comunale.

Indagini sulla campagna elettorale di Torrenti. A distanza di circa due anni, le accuse cadono. I magistrati della procura ipotizzavano un presunto voto di scambio, ovvero promesse di assunzioni in cambio, appunto, di una preferenza alle urne. Scattarono verifiche portate avanti sia dai poliziotti del commissariato sia dai carabinieri del reparto territoriale. Adesso, però, si andrebbe verso l’archiviazione. Il consigliere comunale, che nelle scorse settimane ha ufficializzato l’addio al gruppo del Megafono, non commenta gli sviluppi investigativi ma potrebbe decidere di fornire comunicazioni ufficiali già la prossima settimana. Le verifiche si estero anche al gruppo imprenditoriale per il quale lavora l’attuale consigliere. Non ci sarebbero, però, elementi investigativi tali da poter sostenere eventuali contestazioni. Peraltro, tutti i protagonisti della vicenda, a cominciare dal consigliere comunale, hanno sempre escluso anomalie o pratiche irregolari nel corso della campagna elettorale di due anni fa. I legali di difesa, tra questi gli avvocati Vittorio Giardino e Fabio Fargetta, durante l’indagine hanno ribattuto alle contestazioni mosse dagli inquirenti e, adesso, potrebbero ottenere l’archiviazione del fascicolo. Presunte irregolarità vennero segnalate anche attraverso una serie di volontani anonimi. L’ormai ex esponente del Megafono, a sua volta, denunciò quello che stava accadendo, presentando i volantini alle forze dell’ordine.  Durante quella campagna elettorale, Antonio Torrenti subì il danneggiamento della sede di corso Salvatore Aldisio. Vennero appiccate le fiamme all’ingresso dell’immobile. Per quei fatti, di recente, è arrivato un doppio provvedimento di archiviazione, firmato dai magistrati della procura minorile di Caltanissetta, che riguarda tre giovanissimi. Erano stati individuati tra i possibili responsabili dell’azione ma le accuse nei loro confronti sono cadute.  

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