Le aree locali da bonificare a rischio, gli iter non corrono: Arpa, “piccoli passi in avanti”

 
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Gela. Nel 2016, andavano “a rilento”. Ad un anno di distanza, arrivano “piccoli passi in avanti”. Neanche gli specialisti di Arpa Sicilia, però, si sbilanciano e gli iter di bonifica delle aree industriali del territorio di certo non hanno l’andatura di un centometrista, anzi. Parlano i numeri, almeno quelli raccolti negli aggiornamenti resi pubblici dalla struttura territoriale di Siracusa di Arpa Sicilia, che monitora i due principali siti di interesse nazionale sull’isola, ovvero Gela e Priolo. Dati che sono stati condivisi nel Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. Quelli di Gela e Priolo sono due Sin che rientrano tra i primi quindici dell’intera penisola. In fase di caratterizzazione, conclusa su tutte le aree del Sin di Gela, è emersa “una preoccupante situazione di contaminazione”. Sia nel sito siracusano sia in quello locale, per alcuni parametri, si sono registrate concentrazioni, anche dieci volte superiori ai limiti normativi. Così, i tecnici di Arpa hanno confrontato i dati del 2016 con quelli del 2017, arrivando a sostenere che ci siano stati, appunto, “piccoli passi in avanti”. Per i “suoli insaturi”, c’è il 15 per cento di aree con progetti di bonifica presentati (rispetto al 13 per cento dell’anno precedente), mentre per quelle con progetti approvati si è passati dall’8 per cento al 13 per cento, anche se la percentuale è ferma a 0 nella casella delle aree con progetti di bonifica conclusi. I numeri si alzano, quando si tratta di valutare le attività di bonifica della falda. Tra 2016 e 2017 la percentuale, tra aree con progetti presentati e aree con progetti approvati, è fissa al 54%, anche se c’è sempre la casella che segna 0 alla voce “percentuale di aree a terra con procedimento concluso rispetto alla superficie del Sin”.

Il report di Arpa. “Nella Raffineria di Gela sono pervenuti a conclusione n. 2 procedimenti di bonifica: Nuova Unità Recupero Zolfo 2 e Nuovo impianto Steam Reforming – si legge negli aggiornamenti redatti dalla struttura di Siracusa dell’Arpa Sicilia – per entrambe le aree, la bonifica prevede lo scavo dell’intero spessore di terreno insaturo, mentre per la falda acquifera è già operativo dal 2007 un progetto di bonifica multisocietario mediante doppio sistema di barrieramento (idraulico e fisico). Particolare importanza assume la bonifica dell’area Steam Reforming in quanto, nel futuro assetto della “green refinery”, finalizzato alla produzione di biocarburanti, tale impianto sarà deputato a produrre fino a 40.000 Nm3/h di idrogeno, nonchè il vapore necessario agli usi di raffineria. Per le altre aree della Raffineria, nonchè per le aree Enimed ubicate a valle del Multisocietario, considerato che la stima del rischio sanitario associato a tutte le vie di esposizione attivate e/o attivabili delle acque ha evidenziato la necessità di adottare con urgenza le misure di prevenzione/mitigazione del rischio a causa della presenza di prodotto surnatante in falda, superamenti della Csat residua nei suoli insaturi ed elevate concentrazione di contaminanti nei soil gas, nella riunione tecnica tenutasi in data 01/06/17 presso il Ministero dell’ambiente è stato stabilito che, previa mappatura per macroaree omogenee, si procederà all’adozione di misure di prevenzione/mitigazione del rischio nelle aree in cui sono state riscontrate le predette criticità e all’analisi di rischio per i suoli nelle aree restanti”. Le aree industriali da bonificare, quindi, rimangono zone altamente a rischio, anche se per Arpa Sicilia “dall’aggiornamento dei dati pubblicati dal ministero dell’ambiente si evince un moderato stato di avanzamento dei procedimenti”.

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