Le armi dei Rinzivillo, pesanti condanne dopo blitz “Mutata arma”: difese in appello

 
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Gela. Un totale di oltre cinquanta anni di reclusione, dopo i verdetti pronunciati lo scorso maggio dal gup del tribunale di Caltanissetta. Sette le condanne emesse al termine del giudizio abbreviato, scaturito dall’inchiesta antimafia “Mutata arma”. Sono state depositate le motivazioni, che confermano la presunta appartenenza degli imputati all’ala armata del gruppo Rinzivillo, ma sarebbero stati attivi anche nel traffico di droga. Le difese hanno impugnato la sentenza e saranno i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta a valutare i ricorsi. Al termine del giudizio di primo grado, sono stati imposti undici anni e otto mesi di reclusione a Graziano Vella, undici anni e quattro mesi a Maich Vella, dieci anni ciascuno per Davide Faraci e Salvatore Graziano Biundo (a quest’ultimo sono state riconosciute le attenuanti generiche), sei anni e quattro mesi a Carmelo Vella, due anni (in continuazione con una precedente sentenza di condanna) a Davide Pardo e un anno e quattro mesi ad Andrea Tomaselli. L’indagine ha consentito ai poliziotti della mobile di Caltanissetta e a quelli del commissariato di Gela di seguire per mesi gli spostamenti degli imputati, che avrebbero avuto a disposizione una sorta di laboratorio clandestino per la modifica delle armi, riferibile ai Vella.

I difensori, gli avvocati Flavio Sinatra, Salvo Macrì, Cristina Alfieri, Ignazio Raniolo e Giuseppe Fiorenza, hanno respinto la ricostruzione degli inquirenti e ora si rivolgono ai giudici di appello. Secondo la loro linea, non sarebbe mai esistita un’organizzazione capace di controllare le armi destinate alla famiglia di mafia. Gli inquirenti sono però arrivati anche ad un improvvisato poligono, realizzato tra le campagne della zona della statale 115 Gela-Licata. Le armi sarebbero state rivendute anche a “clienti” che arrivavano da altre province dell’isola. I proventi del traffico di droga, invece, venivano annotati in un libro mastro, così hanno spiegato gli investigatori subito dopo gli arresti.

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