Le condanne dopo il blitz antimafia “Redivivi”, depositate le motivazioni

 
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Gela. Più di sessant’anni di carcere per gli imputati che in primo grado sono stati riconosciuti colpevoli di aver agito con “metodo mafioso” estromettendo possibili concorrenti dal mercato della raccolta della plastica ed imponendo le guardianie nelle aree rurali della città. Il verdetto dopo l’inchiesta “Redivivi” è stato emesso lo scorso luglio. Il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Silvia Passanisi) ha depositato le motivazioni della decisione. Non un clan, ma un gruppo ben organizzato che ha agito proprio con metodo mafioso, questo quanto deciso nel dispositivo di primo grado e confermato nelle motivazioni. A luglio, dodici anni di reclusione sono stati imposti a Vincenzo Trubia, nove anni al ventottenne Rosario Trubia, otto anni e otto mesi complessivi a Davide Trubia (che rispondeva anche di estorsioni risalenti nel tempo), otto anni e cinque mesi per Nunzio Trubia, sette anni e un mese a Ruggiero Biundo, sette anni ciascuno a Luca Trubia e Simone Trubia, sei anni e dieci mesi a Rosario Caruso e un anno e quattro mesi per il ventinovenne Rosario Trubia. Il collegio, invece, ha assolto tutti gli imputati dall’accusa di aver imposto la consegna della plastica dismessa agli imprenditori agricoli della fascia trasformata, quella tra Bulala e Mignechi al confine con la provincia di Ragusa.

Con il deposito delle motivazioni, le difese (sostenute dai legali Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio e Nicoletta Cauchi) sono pronte a rivolgersi ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta per contestare quanto deciso dal tribunale gelese. E’ stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore di tutte le parti civili. In giudizio, c’erano l’antiracket “Gaetano Giordano” e la Fai (con l’avvocato Giuseppe Panebianco), gli operatori estromessi dall’arrivo dei Trubia (con l’avvocato Giovanni Bruscia), il Comune (con il legale Anna Gambino) e l’associazione Codici Sicilia. Dall’inchiesta “Redivivi”, coordinata dai pm della Dda di Caltanissetta ed eseguita dai poliziotti della mobile nissena e da quelli del commissariato, è uscito uno spaccato criminale fatto di controllo delle campagne ma anche spaccio di droga. Altri coinvolti nella stessa indagine sono ancora in attesa del verdetto che verrà pronunciato dal gup del tribunale di Caltanissetta.

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