Le donne del coordinamento da Descalzi, “la città sta soffrendo”: i sindacati “sfidano” Regione e Comune

 
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Gela. Sono arrivate fin davanti all’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. L’incontro con il manager di Eni. Le donne del Coordinamento per il territorio hanno incontrato il “regista” delle attuali strategie della multinazionale per chiedere certezze in merito all’attivazione degli impegni contenuti nel protocollo di intesa sugli investimenti del gruppo da concretizzare in città. Luciana Carfì, Valeria Caci e Elia Aliotta hanno avuto un faccia a faccia con il manager dopo che, negli scorsi mesi, sono comunque riuscite ad incontrare il presidente della Camera Laura Boldrini e quello della commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano. “Il nostro territorio ha bisogno di risposte immediate – spiega Luciana Carfì – a Descalzi abbiamo chiesto se Eni abbia effettivamente intenzione di assicurare gli investimenti previsti. La perdita di posti di lavoro non è più sostenibile”. Del coordinamento, nato dopo il lancio della vertenza Gela, fanno parte semplici casalinghe ma anche professioniste, operatrici sociali e mogli di operai dell’indotto Eni. Le donne arrivate a Roma e il manager, inoltre, dovrebbero rivedersi per un nuovo incontro. Da Eni, intanto, fanno sapere che “durante l’incontro, che si è svolto in un clima propositivo e costruttivo, sono stati affrontati i temi relativi allo sviluppo di Gela attraverso le iniziative industriali e ambientali che Eni sta mettendo in campo ma anche aprendo un canale di dialogo e confronto con il Coordinamento per condividere opportunità per il territorio. La collaborazione e l’apertura al dialogo tra Eni e il territorio di Gela sottolineano l’attenzione e l’impegno intrapresi dall’azienda per la crescita e lo sviluppo del territorio”.

La tensione con i sindacati. Sul fronte della trattativa sugli investimenti, però, sembra aprirsi una pericolosa frattura tra i sindacati confederali di Cgil, Cisl e Uil e la parte politica, ovvero Regione e Comune. “In questi mesi, esattamente ventidue dalla firma del protocollo, abbiamo continuato a denunciare ritardi sia sul fronte autorizzativo sia su quello dell’avvio dei cantieri – spiegano i segretari Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Maurizio Castania – per scelta, dettata dalla volontà che anche oggi ribadiamo di evitare polemiche, non siamo mai intervenuti in merito al destino dei trentadue milioni di euro previsti per la città, pur avendo avuto un ruolo attivo nel pretendere da Eni proprio quei trentadue milioni di euro. Bene, anche coloro che per mesi si sono distinti per dirne di tutti i colori sul protocollo, al destino dei trentadue milioni sono interessati per fare mille e più cose. Ad oggi, però. il saldo disponibile è di 31 milioni 850 mila euro. È possibile?”. Quindi, per i segretari confederali, “contano solo i fatti”. Inoltre, il sindacato appoggia la necessità dello sblocco del protocollo di finanziamento del porto rifugio ma anche la previsione di un patto di legalità che preservi il destino dei trentadue milioni di euro.

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