Minacce ad un locale di via Veneto, Rinzivillo si rivolse ai Casamonica

 
0

Gela. Volevano i soldi, un credito che un grossista d’ortofrutta, loro protetto, vantava nei confronti di un’azienda del settore, attiva a Roma e nei dintorni. Alle due titolari, secondo gli investigatori, quelle forniture però venivano praticamente imposte. Non ci sarebbe stato modo di opporsi. Così, gli uomini vicini al presunto boss Salvatore Rinzivillo, avrebbero preso di mira anche lo zio delle titolari, un imprenditore che gestisce supermercati e un locale nella centralissima via Veneto, sempre nella capitale. Se non avessero pagato le nipoti, i soldi doveva darli lui. Per gli investigatori romani e per i magistrati della Dda capitolina e di quella di Caltanissetta, Rinzivillo avrebbe dato l’ordine di far intervenire esponenti della famiglia Casamonica, uno dei gruppi criminali più potenti di Roma. Una scelta che, secondo gli inquirenti, avrebbe dovuto far cedere l’imprenditore, che intanto aveva subito minacce, anche tramite messaggi intimidatori recapitatigli nel locale di via Veneto.

Il ruolo di Salvatore Rinzivillo. Una vicenda, insieme ad altre, finita al centro della doppia inchiesta “Druso-Extra Fines”, che, già a febbraio, verrà valutata dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Roma. Davanti al gup, si presenteranno sedici imputati. I pm hanno già chiuso le indagini del filone romano dell’inchiesta, chiedendo il rinvio a giudizio di Salvatore Rinzivillo, Santo Valenti, Angelo Golino, Giovanni Ventura, Danilo Cellanetti, Salvatore Iacona, Francesco Maiorano, Rosario Cattuto, Paolo Rosa, Ivano Martorana, Marco Mondini, Arianna Ursini, Ettore Spampinato, Biagio Ehrler, Marco Lazzari e Cristiano Petrone.

Questo è il primo blocco di testo

Questo è il secondo blocco

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here