Le mogli degli operai dell’indotto lanciano un appello: “Pensate anche a chi è rimasto fuori”

 
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Gela. Il Comitato Spontaneo delle mogli ex operai indotto torna a parlare.

Lo fa ricordando lo scorso anno, quando scrisse una  prima lettera aperta al sindaco di Gela per sensibilizzare le istituzioni e non far spegnere i riflettori su un problema che assilla molte famiglie.

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Si torna a parlare della “Vertenza Gela”. Mamme e mogli degli operai ammettono che a distanza di un anno la situazione indotto è migliorata, ma non a tal punto di riassorbire tutti gli operai appartenenti alla lista di disponibilità. A loro sentire dal ciclo produttivo sono rimasti esclusi circa cento operai senza addurre alcuna motivazione a sostegno delle scelte effettuate.

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“Molti di questi – dicono – che potremmo a questo punto definire emarginati sociali, sono privi di ammortizzatori sociali finiti da tempo e non riescono nemmeno a trovare occupazione altrove. Ciò ha creato profondo risentimento e rabbia tra gli stessi operai che non capiscono le ragioni di tale frazionamento. Non capiscono perchè una parte della forza lavoro è stata riassorbita ed un’altra parte inspiegabilmente abbandonata al suo destino in una sorta di una guerra tra poveri”.

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Queste famiglie penalizzate soffrono in silenzio, con dignità, sfiduciate, allontanandosi sempre di più dalle istituzioni. “Non chiediamo la luna ma solo il lavoro, che venga fatto rispettare il Protocollo d’ Intesa del 2014. Ringraziamo le associazioni vicine:Gelensins Populus e C.A.V. per il sostegno morale”.

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