Le petroliere scarseggiano, 80 operatori dei rimorchiatori Eureco rischiano il licenziamento

 
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Gela. Al porto isola della Raffineria attraccano meno di dieci petroliere al mese. L’improvvisa riduzione del traffico navale potrebbe costare la disoccupazione per una parte degli 80 operatori dei rimorchiatori della Eureco che dalla scorsa settimana hanno lasciato la rada del diga foranea. Eni potrebbe decidere di rimodulare il servizio ormai scaduto, affidandolo ai rimorchiatori delle imprese interessate. Un “appalto” che i vertici della flotta navale Eureco non riterrebbero appetibile da un punto di vista economico. Sulla nuova emergenza occupazionale interverrà, nei prossimi giorni, Pino Lombardo, segretario della Filt Cgil che ha immediatamente chiesto lumi sulla vicenda direttamente ai vertici della Eureco. “Oltre all’attività dei rimorchiatori la flotta navale, che fa capo alla famiglia Cosentino, gestisce il servizio di bonifica del mare – assicura il segretario della Filt, Pino Lombardo – Dobbiamo capire quanti degli ottanta operatori della Eureco rischiano il licenziamento. Dobbiamo verificare anche le intenzioni del management del colosso energetico del cane a sei zampe”. Secondo il comandante della capitaneria di porto “la situazione è sottocontrollo – assicura Pietro Carosia, comandante della guardia costiera – considerato il calo di attracchi al porto isola. Mensilmente arrivano circa sette petroliere. Abbiamo confermato la scadenza della concessione ai rimorchiatori della Eureco. Naturalmente siamo pronti ad autorizzare altri mezzi per consentire il carico e scarico delle petroliere che operano per conto della Raffineria Eni”. Sulla vicenda era intervenuto anche il consigliere comunale Giuseppe Di Dio, esponente di Articolo 4, che aveva chiesto un intervento risolutore al sindaco Angelo Fasulo e al governatore Rosario Crocetta, “affinché attivino un tavolo tecnico e politico per garantire il rispetto dei punti programmatici dell’investimento di 2.2 miliardi di euro. L’assenza dei rimorchiatori – sostiene Di Dio – comporta l’impossibilità alle navi di attraccare per il carico e scarico anche di petrolio. Un eventuale blocco dell’attività di estrazione di greggio potrebbe compromettere anche l’investimento di 2.2 miliardi di euro sancito il 6 novembre scorso al Mise.

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