L’emergenza randagi, la commissione: “Il sindaco mette in pericolo la vita dei cittadini”

 
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Gela. La cattiva gestione dell’amministrazione comunale sta causando l’emergenza randagi. Ne sono convinti i componenti della commissione comunale ambiente e sanità. “Prendere una posizione? Lo stiamo facendo da oltre due anni – dice il presidente Virginia Farruggia – purtroppo, le nostre richieste sono rimaste del tutto inascoltate”. I costi lievitano ma tanti cittadini sono vittime degli attacchi di branchi fuori controllo. “Il sindaco, ponendosi in una posizione di totale inadempienza
rispetto alla legge ed avendo assunto un atteggiamento di totale indifferenza rispetto al lavoro svolto dalla commissione, grazie alla disponibilità delle associazioni e degli altri enti competenti come l’Asp – dicono i componenti – ha messo in pericolo sia la libertà dei cittadini sia la loro stessa vita, oltre a quella dei cani, oggi ritenuti unici responsabili del grave episodio ed oggetto di fantasiose nonché aberranti soluzioni, come la soppressione. In realtà, bisognerebbe spiegare ai cittadini che ogni forma di vita va rispettata e che soprattutto ogni amministrazione, fra i doveri, ha quello di gestire il fenomeno del randagismo e fare reale contrasto. Dovrebbe farlo come priorità perché determina una situazione di sicurezza per i cittadini. Il vicesindaco, prima di parlare delle competenze altrui, dovrebbe cominciare a dare prova delle sue di competenze, visto che in due anni e mezzo non ha prodotto nulla di utile per il territorio, quanto piuttosto abbassare i livelli di sicurezza”.

La commissione contro la giunta. Una durissima reprimenda quella che arriva dalla commissione, composta anche da Giuseppe Ventura, Salvatore Farruggia, Maria Pingo e Crocifisso Napolitano. “La legge chiarisce perfettamente i doveri e le competenze dei diversi enti. Da due anni chiediamo all’amministrazione di individuare un locale dove i veterinari dell’Asp possano svolgere il loro dovere, secondo le competenze, attraverso la sterilizzazione e l’apposizione del microchip ai cani randagi, come unico e vero contrasto al fenomeno – dicono ancora – abbiamo anche fatto un accesso agli atti per conoscere la situazione dei cani randagi ricoverati al RI.CA.RA di Caltanissetta, scoprendo un numero di decessi non motivati ed un numero irrisorio di reimmissioni sul territorio. Il dato delle adozioni, peraltro, va del tutto in contrasto col numero di quelle garantite dalle associazioni animaliste che svolgono la loro attività sul campo e a spese loro. E’ mortificante sentire le dichiarazioni di un vicesindaco che parla di cani che migrano da fuori, a causa di confini non controllati o di associazioni che prendono incentivi per occuparsi dei cuccioli. A tal proposito, rileviamo che l’amministrazione ha deciso di non recuperare i cuccioli non ritenendoli cani randagi, in contrasto con la legge, affidandoli al loro ovvio destino, cioè la morte. Forse avremmo dovuto dire al vicesindaco che anche i cani dopo essere nati, se non muoiono investiti dalle macchine,
crescono”.

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